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Regeni, commissione d'inchiesta in missione a Cambridge

In programma le audizioni di alcuni rappresentanti dell’ateneo inglese

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«Nelle prossime ore, una delegazione della commissione Parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni sarà in missione a Cambridge». Ad annunciarlo è la commissione che lavora per fare luce sulla morte del giovane ricercatore friulano avvenuta nel 2016 in Egitto. La delegazione, di cui farà parte il presidente della commissione Erasmo Palazzotto si recherà nella città inglese per svolgere in loco le audizioni di alcuni rappresentanti dell'Università di Cambridge. Nell'ambito delle attività di indagine della commissione volte ad accertare la verita' sulla morte di Giulio Regeni, l'ufficio di presidenza ha ritenuto di «assoluta rilevanza»  queste audizioni. 

Dati oggettivi

Poi giovedì prossimo la commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni svolgerà alle 16,30 l'audizione del ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. Giulio Regeni è morto per le torture che gli sono state inflitte nel corso di una settimana, ha detto nei giorni scorsi l'ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone nell'audizione che si è svolta davanti alla commissione sulla morte del giovane ricercatore avvenuta in Egitto. «Il primo blocco di dati oggettivi che hanno aiutato ad esempio a smontare e smentire la cosiddetta ipotesi del pulmino si è avuta con l'autopsia perché, come la commissione sa, quella fatta dalle autorità egiziane era di conclusioni abbastanza generiche. L'autopsia, nonostante fossero state asportate alcune parti del cadavere, fatta da uno specialista vero incaricato dalla procura di Roma con le risorse della tecnologia, ha descritto un quadro della morte di Giulio Regeni frutto di torture prolungate per una settimana, che erano incompatibili con la tesi della banda dei rapinatori o truffatori. Quello è il primo elemento oggettivo».

Pressione
«Un'altra cosa importante - ha aggiunto Pignatone - è stato il ruolo della famiglia a del mondo delle organizzazioni e associazioni che hanno sostenuto e sono state accanto alla famiglia perché non c'è dubbio che ha esercitato sia sul governo italiano, ma per l'Italia che è un paese democratico cioè rientra nelle regole costituzionali, sia a livello di opinione pubblica mondiale, una pressione significativa che in certi momenti è stata decisiva per alcuni passaggi. Almeno questa è stata la nostra sensazione da Roma».
Gravi ritardi
«La collaborazione tra l'autorità egiziana e quella italiana a livello giudiziario ha avuto, secondo me, un andamento altalenante. Io credo che sia giusto riconoscere che una collaborazione fattiva c'è stata, non nel senso che è stato dato tutto quello che si poteva dare o che è stato chiesto- ha puntualizzato Pignatone-. Risulta agli atti che le rogatorie sono state evase solo in parte o con grandissimo ritardo. Ad esempio prima di avere i tabulati telefonici e il traffico delle celle in alcune zone ci sono state decine di mail, telefonate». Ha concluso l'ex procuratore di Roma: «Mai saremmo potuti arrivare al punto in cui si è arrivati se l'Egitto non avesse trasmesso alcune carte. Alcune di queste erano state chieste da noi, altre date di iniziativa perché noi non potevamo sapere che c'era ad esempio il video della conversazione tra il capo del sindacato e Giulio Regeni». 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
27/09/2021 05:40:39


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