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La Cina compra un’azienda di droni militari italiani: il governo apre un’indagine

Nel 2018 una società cinese controllata dallo Stato ha acquistato un produttore italiano

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La Cina si potenzia sui droni militari facendo shopping in Italia. Le autorità dovrebbero vigilare, a fronte di un’attenzione internazionale di Europa e Usa su queste attività. Ma non l’hanno fatto. Non ne sapevano nulla. Adesso il governo italiano ha aperto un’indagine. Come anticipato lo scorso settembre da Repubblica, nel 2018 una società cinese controllata dallo Stato ha acquistato un produttore italiano di droni militari, Alpi Aviation. Tecnologia usata dall’esercito italiano in Afghanistan. Come prevedibile, la Cina ha subito dopo iniziato a trasferire il know-how e la tecnologia dell'azienda in madrepatria. Le autorità italiane ed europee non erano a conoscenza della mossa, a conferma di come la Cina sia diventata bravissima ad aggirare i controlli in Europa, per acquisire tecnologia sensibile. Le autorità italiane stanno indagando sull'acquisizione del 2018 di Alpi Aviation da parte di una società registrata a Hong Kong che sospettano essere una copertura per lo Stato cinese. L'acquisizione si inserisce in un copione consolidato: aziende statali cinesi che utilizzano società di comodo apparentemente private come facciata per acquisire aziende con tecnologie specifiche che poi trasferiscono in nuovi impianti in Cina. 

Proprio per questo motivo, l'Europa sta rafforzando i controlli sugli investimenti a seguito di un'ondata di acquisizioni cinesi. Nel 2018, l'Unione europea ha stabilito un nuovo quadro per lo screening di queste operazioni. Ma la responsabilità ultima è dei governi nazionali, che a quanto pare in questo caso hanno fatto cilecca. Non è chiara la tempistica esatta dell’acquisizione, ma la Cina può avere sfruttato il periodo di transizione politica a marzo 2018 si è dimesso il governo Gentiloni e a giugno è subentrato il governo Conte. In Europa, le aziende stesse sono generalmente obbligate a segnalare le acquisizioni straniere rilevanti alle autorità, in particolare. Le autorità fanno affidamento su questa auto-denuncia, che però è un po’ l’anello debole del sistema di screening. 

Le autorità italiane hanno spiegato di essersi imbattute nei legami di Alpi con la Cina durante un'indagine separata. L'azienda, con sede nella città italiana di Pordenone, produce aerei leggeri e mini droni chiamati Strix. I droni, che sono stati utilizzati dall'Aeronautica in Afghanistan, possono essere trasportati in uno zaino, essere schierati rapidamente da un singolo operatore e fornire sorveglianza anche di notte, secondo il sito web della società.

Alpi era apparsa sul radar della guardia di Finanza due volte dal 2009, tra i sospetti che avesse venduto parti di aerei e droni all'Iran in violazione di un embargo. Le autorità stavano anche indagando sul suo presunto uso illegale di un campo d'aviazione. Alpi ha negato ogni atto illecito, affermando di non aver venduto alcuna tecnologia all'Iran che potesse essere utilizzata per scopi militari. La guardia di Finanza afferma che due perquisizioni negli uffici di Alpi quest'anno hanno rivelato la connessione con la Cina. Nel luglio 2018, dicono, una società chiamata Mars (HK) Information Technology Co. Ltd., che si era registrata a Hong Kong due mesi prima, ha acquistato una quota del 75% di Alpi per 4 milioni di euro, pari a 4,6 milioni di dollari, e poi ha investito altri 1,5 milioni di euro nella società.  La Finanza dice di aver trovato prove che Alpi stava negoziando con i potenziali acquirenti prima che la vendita fosse completata per il trasferimento del know-how e della tecnologia di Alpi in Cina. Il trasferimento della tecnologia militare e della produzione fuori dal paese richiede il permesso del governo italiano. Ma Alpi nel 2019 ha inviato un drone militare in Cina lasciandolo lì per più di un anno, descrivendolo falsamente come un "modello di aereo radiocomandato" destinato a una fiera di importazione a Shanghai che è durata cinque giorni.

I procuratori sostengono che i sei dirigenti hanno violato le leggi italiane sull'esportazione di attrezzature militari. Il governo italiano ha anche aperto un'inchiesta per stabilire se avrebbe dovuto essere avvisato della vendita.  All'inizio di quest'anno, il governo italiano ha usato i suoi poteri di veto per fermare la vendita di una quota del 70% di un produttore di semiconduttori con sede a Milano, LPE SpA, a una società cinese.

Il motivo per cui Alpi è stata acquisita rimane poco chiaro. La Cina è uno dei principali produttori di droni da ricognizione e armati ed è il più grande esportatore di droni al mondo. Secondo una ricostruzione, la Cina era probabilmente meno interessata al velivolo drone stesso che a un elemento specifico, come il suo sensore di visione notturna o la sua tecnologia di collegamento dati.

“Un fatto gravissimo, che conferma l’abilità della Cina di aggirare i controlli e così spogliarci di una tecnologia strategica”, commenta a ItalianTech Umberto Bertelè, professore emerito del Politecnico di Milano, esperto di rapporti tecnologici Italia-Cina. “Consola poco che anche gli Stati Uniti stanno avendo problemi a impedire alle proprie aziende tecnologiche a fare affari con la Cina, da ultimo sul settore strategico dei chip, nonostante le regole governative stringenti, aggirate tramite espedienti vari”, continua. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
16/11/2021 22:24:03


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