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L’oro segna nuovi record grazie agli acquisti cinesi

Il metallo prezioso arriva a quota 3.500 dollari prima di invertire la tendenza

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È stata una giornata movimentata per il mercato dell’oro, protagonista assoluto tra gli asset rifugio. Dopo aver toccato nelle prime ore della seduta il suo massimo storico a 3.504 dollari l’oncia, il metallo prezioso ha poi ritracciato in tarda serata fino a 3.377 dollari, oscillando tra la parità e perdite vicine all’1% nella fase di chiusura di Wall Street con Dow Jones e Nasdaq che hanno segnato guadagni superiori ai due punti percentuali (sostenuti anche dalle attese positive per la trimestrale di Tesla). Il rally iniziale era stato innescato proprio dal crollo della Borsa di New York a Pasquetta e dalle tensioni politiche interne agli Stati Uniti. Il presidente Trump ha duramente criticato il presidente della Federal Reserve Jerome Powell.

Il metallo prezioso resta comunque su livelli record, spinto da una combinazione di incertezze geopolitiche, instabilità economica e acquisti strategici da parte della Cina. Secondo Goldman Sachs, Pechino avrebbe acquistato a febbraio 50 tonnellate di oro, dieci volte più rispetto a quanto dichiarato ufficialmente, per un valore complessivo superiore ai 6 miliardi di dollari.

«La banca centrale cinese – spiega Carlo De Luca, responsabile Asset Management di Gamma Capital Markets – ha aumentato le sue riserve auree di 5 tonnellate a marzo, registrando il quinto acquisto mensile consecutivo. Ciò porta le riserve totali a 2.292 tonnellate, pari al 6,5% delle riserve ufficiali del Paese». Un dato che alimenta il sospetto di acquisti ben superiori rispetto a quelli dichiarati, soprattutto attraverso i mercati OTC, come quello di Londra.

Secondo The Kobeissi Letter, l’oro oggi «viene scambiato come se fossimo nella Terza guerra mondiale». Dal 1971, quando fu abbandonato il gold standard, il valore dell’oro è cresciuto di 100 volte, passando dai 35 dollari per oncia di allora agli oltre 3.500 attuali.

Ma dietro l’impennata del metallo prezioso c’è anche una strategia geopolitica: la Cina ha annunciato l’intenzione di creare magazzini all’estero per facilitare il regolamento internazionale dei metalli preziosi tramite la Borsa dell’oro di Shanghai. Secondo un documento congiunto pubblicato da quattro agenzie statali, tra cui la Banca popolare cinese, Pechino vuole rafforzare l’utilizzo dello yuan come benchmark internazionale e accelerare la globalizzazione del mercato dei metalli.

Nel frattempo, la domanda globale d’oro è aumentata del 33% da inizio anno, complice la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Gli analisti di Citi prevedono che i prezzi potrebbero stabilizzarsi attorno ai 3.500 dollari «grazie a una domanda di investimento in forte espansione».

Non solo oro: anche l’argento registra un’impennata, con la domanda industriale in crescita del 4% nel 2024, fino a 680,5 milioni di once (circa 19.300 tonnellate). Un nuovo massimo storico, sostenuto dallo sviluppo dell’economia verde, dalla rete elettrica alla fotovoltaica.

Notizia e foto tratta da ilgiornale.it
© Riproduzione riservata
23/04/2025 07:14:24


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