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Bce: “L’inflazione sta aumentando, bisogna avere flessibilità nella politica monetaria”

Tassi fermi per ora, ma si continuerà con il ritiro della liquidità

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L’invasione russa in Ucraina inizia a pesare sull’eurozona. E non solo sul settore energetico. Bensì su altri segmenti produttivi. La cautela, dunque, è doverosa. È una Banca centrale europea (Bce) che ancora una volta in più fa suo il pragmatismo adattivo che fu della Federal Reserve sotto Janet Yellen nel tentativo di comprendere al meglio le conseguenze della sua politica monetaria. Atteggiamento corretto, fa notare gran parte degli analisti, ma che espone Francoforte a sfide notevoli nel breve termine. L’unica certezza, per ora, è che si andrà verso un ritiro progressivo degli stimoli monetari erogati per fronteggiare la pandemia. 

La preoccupazione di un'ulteriore escalation è concreta. E impedisce una corretta visione della congiuntura. Sono dure le parole dell’istituzione monetaria guidata da Christine Lagarde: “L’aggressione della Russia all’Ucraina sta causando enormi sofferenze. Ha inoltre ripercussioni sull’economia, in Europa e al di là dei suoi confini. Il conflitto e l’incertezza connessa pesano considerevolmente sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. Le turbative nell’interscambio determinano nuove carenze di materiali e input. L’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime riduce la domanda e frena la produzione”. Ne consegue che l’andamento dell’economia dipenderà “in maniera cruciale dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure”. Allo stesso tempo, rimarca la Bce, “l’attività economica continua a essere sostenuta dalla riapertura dell’economia dopo la fase critica della pandemia”. L’inflazione, spauracchio di investitori e consumatori, “è aumentata in misura significativa e rimarrà elevata nei prossimi mesi, soprattutto a causa del forte incremento dei costi dell’energia”. Le pressioni inflazionistiche, rimarca Francoforte, “si sono intensificate in molti settori”. Fattore che porterà a un innalzamento dei tassi entro la fine dell’anno, come indicato da Lagarde.

L’exit strategy continuerà, quindi. Gli acquisti netti mensili nel quadro dell’Asset purchase programme (App) saranno pari a 40 miliardi di euro ad aprile, per poi calare a 30 miliardi di euro a maggio e 20 miliardi di euro a giugno. Nella riunione odierna, spiega la Bce, “il Consiglio direttivo ha ritenuto che i dati pervenuti dopo l’ultima riunione rafforzino la sua aspettativa che gli acquisti netti nell’ambito dell’App dovrebbero concludersi nel terzo trimestre”. Come previsto. Tuttavia, e questo è un aspetto che rientra nel concetto di pragmatismo adattivo, “la calibrazione degli acquisti netti per il terzo trimestre sarà guidata dai dati e rifletterà l’evolversi della valutazione delle prospettive da parte del Consiglio direttivo”. In altre parole, cambi di programma potranno essere apportati.

La lettura dei dati, del resto, non è facile. E a notarlo, alla vigilia, è stato anche Sylvain Broyer, capo economista europeo di S&P Global Ratings. Secondo cui ci sono tre elementi che hanno spinto la Bce ad assumere tale atteggiamento. Nello specifico, spiega Broyer, “si tratta di un notevole inasprimento delle condizioni di finanziamento dopo l’ultimo meeting, di dati economici che non riflettono ancora l'impatto della guerra in Ucraina sull'economia, e, infine, dei crescenti dubbi espressi dai membri del Consiglio Direttivo sulla possibilità che l'inflazione torni sotto il target del 2% entro il 2024, come stimato attualmente dallo staff della banca”. Ne deriva che le “risposte che cerca il Consiglio Direttivo arriveranno durante il meeting di giugno, comprese le nuove previsioni sull’inflazione”.

Il problema è che la guerra sta impedendo di fornire risposte precise. E a dirlo in modo netto è stata Lagarde. In una conferenza stampa inusuale, con il capo della Bce collegato da remoto causa Covid-19, si è ribadito che non ci sono abbastanza dati per calcolare il vero impatto del conflitto in Ucraina. La necessità resta quella di avere flessibilità totale. Anche sul ritiro della liquidità pandemica, e sul reinvestimento delle risorse utilizzate per fronteggiare la pandemia. Lo scenario è in divenire, ha ripetuto Lagarde, e saranno effettuate tutte le scelte più adeguate. Sempre in base ai dati presenti. Senza, sarebbe troppo complicato scegliere la via migliore per garantire la stabilità finanziaria dell’eurozona, che resta l’obiettivo primario della Bce. Le fiammate dei prezzi, che potranno essere più persistenti del previsto nei prossimi mesi, saranno determinanti per capire come si evolverà la politica monetaria dell’area euro.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/04/2022 19:58:18


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