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Harry in tribunale a Londra: “Fin da bambino la stampa mi ha dato la caccia”

«Quest’attenzione morbosa è cominciata quando avevo appena 12 anni»

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«La mia speranza è porre fine alla follia della stampa». Lo ha detto il principe Harry durante la sua testimonianza all’Alta corte di Londra nella causa contro il gruppo editoriale del tabloid Mirror (Mgn). Il reale ha fatto questa dichiarazione nel corso del controesame condotto da Andrew Green, l'avvocato di Mgn, che gli aveva chiesto chiarimenti su una frase contenuta nella deposizione scritta presentata al tribunale dal duca di Sussex in cui accusava i giornalisti della stampa scandalistica di avere le dita sporche di sangue. «Da bambino e durante la mia adolescenza, sono stato vittima dell'invasione della stampa, per la maggior parte della mia vita fino a oggi» si è sfogato il duca. E ha aggiunto: «Ci sono migliaia, forse milioni di articoli che sono stati scritti su di me da quando avevo 12 anni. Da bambino, ognuno di questi articoli ha avuto un ruolo distruttivo nella mia crescita».

Il principe ha denunciato anche una sorta di «paranoia» in cui piombò fin dalla più tenera età: «Quando informazioni private condivido solo con una o due persone finiscono sulla prima pagina di un giornale, la tua cerchia di amici inizia a ridursi sempre più. La grande maggioranza degli articoli veniva attribuita a un compagno, un amico, una fonte, una persona vicina, il che di fatto crea u’'atmosfera di sospetto sulla fonte eventuale di questi articoli. Sentivo che non potevo fidarmi di nessuno, il che era una sensazione terribile per me, specialmente quando ero così giovane».

Il principe Harry è arrivato dinanzi al tribunale di Londra attorno alle 12 accolto da una selva di obiettivi e taccuini. Oggi dovrà testimoniare nel processo che ha innescato contro l’editore e i giornalisti del gruppo editoriale Mirror Group Newspapers. È la prima volta dal 1980 che un membro della famiglia reale dei Windsor si presenta in un’aula di giustizia, pur nella veste di testimone e accusatore.

L’ultima volta accadde nel 1891, con l’erede al trono principe Edoardo, e la regina Vittoria divenne una furia. Pensateci, un esponente della Royal Family, e che esponente, al banco dei testimoni di un’aula di tribunale, tra i sudditi, dove qualsiasi dichiarazione può tramutarsi in un fatale passo falso. Ora, 132 anni dopo, tocca al principe Harry, all’Alta Corte di Londra.

Nella sua ultima battaglia legale contro la stampa, il figlio minore di re Carlo III e vari altri pretendenti di alto profilo accusano il gruppo Mgn di attività illegali, tra cui l’hacking telefonico. Harry non è nuovo alle cause contro gruppi di giornali britannici, da quando ha lasciato gli incarichi ufficiali per la famiglia e si è trasferito in California con la moglie americana Meghan diciamo che ha la querela facile.

Il duca di Sussex era attesissimo dai giornalisti, che si erano sistemati all'ingresso del tribunale già dalle prime ore del mattino. Harry è arrivato a bordo di un suv nero e ha attraversato la folla mediatica in pochi istanti senza rilasciare dichiarazioni. Poi, davanti al giudice, è stato uno sfogo totale, un fiume in piena.

Il disappunto di Re Carlo
Il padre di Harry, re Carlo ha definito «una mossa suicida» quella del «figlio di scorta» di citare in giudizio i tabloid inglesi, almeno secondo la biografia del secondogenito ribelle. Una volta in aula, il principe si è guadagnato un rimprovero dal giudice per no essersi presentato lunedì alla prima udienza. Per giustificare l’assenza, il suo legale ha spiegato che Harry non ha voluto mancare al secondo compleanno della figlia Lilibet festeggiato il weekend scorso.

L’avvocato del duca David Sherborne ha detto che Harry è stato preso di mira dalla raccolta illegale di informazioni anche quando era un giovane studente e il suo telefono sarebbe stato hackerato in «più occasioni». «Nessun aspetto della vita del giovane principe era al al riparo dall’intrusione della stampa», ha affermato.

Ma in rappresentanza di Mgn, editore appunto dei tabloid The Mirror e The Sunday People, l’avvocato Andrew Green ha detto che non ci sono «prove» che il telefono di Harry sia stato intercettato. Il caso è incentrato sulle affermazioni che i tabloid hanno ricavato da una raccolta illegale di informazioni per ottenere storie su Harry e altri soggetti, tra cui due attori di soap opere televisive e l’ex moglie di un comico.

All’inizio del processo, il 10 maggio, il gruppo Mgn si è scusato e ha ammesso «alcune prove» di raccolta illegale di informazioni, anche a riguardo di una storia su Harry. Ma ha negato le intercettazioni della segreteria telefonica e ha anche sostenuto che alcune richieste erano state presentate troppo tardi. L’avvocato Sherborne invece ha sostenuto che Mgn ha realizzato alcune attività illegali su «scala industriale» e che queste erano state approvate da alti dirigenti.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
06/06/2023 14:04:23


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