Quali sono gli animali che si sono estinti negli ultimi 30 anni: biodiversità addio
Dal 2011 a oggi sono estinte ben 160 specie animali
In soli 30 anni abbiamo perso centinaia di specie animali: un gravissimo danno per la biodiversità. È una situazione davvero preoccupante quella in cui versa il Pianeta, dove la conservazione degli habitat e della fauna diventa sempre più una corsa contro il tempo: tra inquinamento, cambiamenti climatici e bracconaggio, impediamo a moltissime specie di sopravvivere.Se si pensa come dal 2011 a oggi si siano estinte ben 160 specie, così come dimostrano i dati dell’IUCN, la situazione è davvero preoccupante. E lo diventa ancora di più nell’accorgersi, come sottolinea il WWF, che dietro a queste estinzioni c’è sempre la mano dell’uomo.
Biodiversità addio: gli animali estinti negli ultimi decenni
Quando si parla di animali in via d’estinzione – o, purtroppo, già estinti – la nostra mente fa fatica a comprendere quanto sia esteso questo problema di biodiversità. D’altronde, fatta eccezione per qualche caso eclatante, non se ne parla granché a livello pubblico: la maggior parte delle specie se ne sono andate senza che i più se ne accorgessero. Ma quali sono alcuni degli animali che non potremo più ammirare in natura?
Lo strano caso del lipote
Avete mai sentito parlare del lipote? Noto anche come delfino dello Yangtze (Lipotes vexillife), è una specie di delfino d’acqua dolce che, un tempo, viveva nelle acque del Fiume Azzurro, in Cina. Fino agli anni ‘50 se ne contavano più di 6.000 esemplari, poi per questo mammifero è cominciata una veloce strada verso il declino.A causa dell’inquinamento sempre più intenso delle acque di questo fiume, dovuto agli scarichi industriali, così come alle attività di pesca, il lipote è stato dichiarato estinto nel 2006. Un anno più tardi, le autorità cinesi confermarono l’avvistamento di altri esemplari ma, da allora, non se n’è saputo più molto: l’IUCN ritiene si sia estinto o che, ancora, versi in uno stato estremamente critico di conservazione.
Stambecco dei Pirenei: la mano dell’uomo
i 23 anni che lo Stambecco dei Pirenei, ovvero la Capra pyneraica pyrenaica, si è estinto. Si trattava di una sottospecie dello stambecco iberico, diffuso tra Francia e Spagna, caratterizzato da un fitto e folto pelo.A causa delle attività di caccia deregolamentata da parte dell’uomo, negli anni ‘90 se ne contavano soltanto pochissimi esemplari. L’ultimo stambecco maschio morì nel 1999, l’anno successivo venne a mancare l’ultima femmina, rinvenuta senza vita a causa della caduta di un albero.
Rospo dorato: vittima del cambiamento climatico
Il rospo dorato rappresenta una delle primissime vittime del cambiamento climatico. Piccolo anfibio un tempo molto diffuso in alcune aree delle foreste del Costa Rica, è stato dichiarato estinto nel 2004. Tuttavia, l’ultimo avvistamento risale a molti anni prima: al 1989, quando venne rilevato l’ultimissimo esemplare.Gli scienziati ritengono che, a causa del riscaldamento globale e quindi di un ’aumento delle temperature negli habitat di origine, il rospo non sia stato più in grado di provvedere alla propria termoregolamentazione, data la presenza di una pelle delicata e umida.
Akaiola di Kauai, ucciso dai patogeni
È sempre a causa dell’uomo che l’Akaiola di Kauai, ovvero l’Akaiola stejnegeri, si è estinta. Un tempo specie molto florida nell’omonima isola dell’arcipelago delle Hawaii, questo uccello si caratterizzava per bellissime piume verdi e per un becco ricurvo.
L’ultimo esemplare avvistato risale addirittura al 1969, ma la speranza si è definitivamente chiusa nel 2016. Il volatile potrebbe essere scomparso per l’introduzione sul territorio di alcuni patogeni, come ad esempio l’influenza aviaria.
Pipistrello dell’isola di Natale, vittima degli habitat scomparsi
Il Pipistrellus murrayi, noto anche come Pipistrello dell’isola di Natale, si è ufficialmente estinto nel 2017. L’ultimo avvistamento risale al 2009 e, nonostante le numerose ricerche condotte dai ricercatori, di questa specie australiana non vi è più traccia.Sembra che la scomparsa sia stata dovuta a una serie di fattori: all’uso sempre più diffuso di pesticidi nella coltivazione dei campi, dalla scomparsa dei suoi habitat naturali e dall’introduzione di alcune specie non autoctone – come ad esempio i gatti e il serpente lupo – che gli hanno dato la caccia.
Testuggine dell’Isola di Pinta, estinta alle Galapagos
Le Galapagos rappresentano uno dei più delicati paradisi di biodiversità che questo Pianeta è in grado di offrire. Eppure, la mano distruttrice dell’uomo è arrivata anche in questi luoghi un tempo incontaminati, mietendo vittime. Come la testuggine dell’Isola di Pinta – la Chelonoidis abingdonii – una grande tartaruga scoperta negli anni ‘70.
Purtroppo l’ultimo esemplare è venuto a mancare nel 2012, portando con sé una storia millenaria che non siamo stati in grado di preservare.
Rinoceronte bianco settentrionale: la corsa contro il tempo
È una storia triste, quella del rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simun cottoni). A causa della caccia indiscriminata, soprattutto di frodo per il suo prezioso corno, per anni di questa specie sono esistiti solo esemplari in cattività. Trasferiti in tempi relativamente recenti da alcuni zoo mondiali in Africa, dove venivano sorvegliati 24 ore su 24 da guardie armate per scongiurare il pericolo bracconieri, questi animali hanno perso la speranza di sopravvivere. L’ultimo maschio si è spento nel 2018, mentre le due femmine rimaste hanno superato l’età fertile. Ora si provano nuove tecniche, come la fecondazione in vitro, per tentare di far sopravvivere la specie, ma le speranze si affievoliscono ogni giorno di più.Questi esempi sono la dimostrazione lampante dei danni che l’uomo può causare al Pianeta e alla sua biodiversità. E si pensa come quelli descritti siano animali che si sono estinti solo negli ultimi 30 anni, il quadro che ne emerge non è dei più edificanti.
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