Europa invasa dai calabroni dalle zampe gialle, gli effetti nocivi e le possibili strategie
Necessaria una conoscenza delle caratteristiche genetiche e genomiche delle diverse specie
Lo studio "Putting hornets on the genomic map", pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori delle università di Pisa, Firenze, Haifa, Bordeaux e dell’’University College London, Universitat Pompeu Fabra, BOKU – Universität der Nachhaltigkeit und des Lebens, Centre for Genomic Regulation, Manaaki Whenua e Wellcome Sanger Institute, ha sequenziato e paragonato per la prima volta so il genoma di alcune specie di calabroni per capire i motivi del successo ecologico di questi insetti che si stanno diffondendo, con effetti nocivi, anche in Europa e identificare le possibili strategie per contenerli. Lo studio ha riguardato in particolare il calabrone (Vespa crabro), una specie nativa dell’Europa, e il calabrone dalle zampe gialle (Vespa velutina), specie del Sud Est Asia che negli ultimi 20 anni si è diffusa in gran parte dell’Europa occidentale, minacciando l’apicoltura e gli impollinatori selvatici. Il genoma di queste due specie è stato quindi sequenziato e paragonato a quello del calabrone gigante asiatico (Vespa mandarinia), ntrodotto recentemente negli Stati Uniti, dove potrebbe rappresentare un rischio per la biodiversità locale.
Calabroni sono dei “disinfestanti naturali” nei loro ecosistemi nativi
Uno degli autori dello studio, Alessandro Cini, ricercatore del Dipartimento di biologia dell’università di Pisa, spiega che «in quanto predatori, i calabroni sono dei “disinfestanti naturali” nei loro ecosistemi nativi, aiutando a regolare varie popolazioni di insetti che possono essere localmente nocivi, come ad esempio i bruchi di alcune farfalle e falene. E tuttavia come specie invasive hanno talvolta effetti economici, ecologici e sociali molto negativi negli habitat che colonizzano.
Capire perché i calabroni sono invasori così efficaci è dunque fondamentale per gestire le invasioni future e ridurre al minimo l’impatto sulla biodiversità autoctona e quindi è essenziale avere una conoscenza dettagliata delle caratteristiche genetiche e genomiche delle diverse specie. E Cini, che fa parte della rete nazionale Stopvelutina, un network di studiosi e portatori di interessi che da anni monitora la diffusione della Vespa velutina, fa notare che «Il nostro studio suggerisce per esempio che i calabroni possano avere numerosi geni coinvolti nella rilevazione dei segnali chimici dell’ambiente e questo potrebbe renderli particolarmente bravi a cacciare nuove prede in ambienti non nativi, dove spesso arrivano trasportati accidentalmente dall’uomo. Bastano infatti solo alcune regine, magari nascoste in qualche carico di merci, per dare il via ad una nuova invasione. Ovviamente, questi dati genetici andranno integrati con analisi etologiche ed ecologiche sul campo».
Il calabrone dalle zampe gialle è una minaccia anche per l'Italia
Un altro autore dello studio, Federico Cappa, ricercatore del Dipartimento di biologia dell’università di Firenze, conclude avvertendo che «il calabrone dalle zampe gialle continua la sua avanzata sul territorio italiano. La specie è presente con un numero sempre crescente di colonie in Liguria e Toscana, oltre a segnalazioni puntiformi in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Data la sua rapida espansione, risulta fondamentale la messa a punto efficaci strategie di monitoraggio e gestione sostenibile per salvaguardare il settore apistico italiano e gli impollinatori nativi».
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