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I gemellaggi: strumento di integrazione a piu’ livelli oppure meri viaggi di cortesia?

Hanno sempre un senso questi rapporti?

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Rispetto a decenni fa, quando andavano di moda, adesso stanno deviando dalla funzione principale, vuoi anche per la contingente scarsità di risorse che li retrocede nella scala delle priorità. Ma d’altronde, un vero rapporto di amicizia non può andare avanti soltanto con una trasferta di rappresentanza in occasione degli eventi

I gemellaggi e le città gemellate: hanno sempre un senso questi rapporti? Ben inteso che non sono contrario ai gemellaggi; anzi, se ben impostati, possono diventare un’opportunità reciproca per entrambe le realtà, ma mi pare che in questi ultimi tempi stiano un po’ smarrendo quello che è il loro significato di fondo. Quando una città italiana e una straniera decidono di stipulare un patto di gemellaggio, vuol dire che intanto c’è una motivazione che le unisce, ma che poi i rapporti si intensificano e si coltivano su più versanti: economico, culturale, sociale, sportivo e semplicemente umano. Oggi, invece, si nota come stiano in piedi solo per una-due trasferte all’anno nelle occasioni più importanti (eventi particolari, oppure giostre e rievocazioni storiche) e sembrano essere divenuti più l’occasione per farsi una gita che per altro. Spesso i gemellaggi nascono, poi vivono momenti più o meno floridi, ma a volte si interrompono e si riprendono: dipendono in larga misura dal ruolo delle persone di riferimento. Come sono nati e quali finalità perseguono? Il gemellaggio, ideato in Europa intorno al 1950, è la stipula ufficiale di una unione fra due o più comunità (province, città metropolitane o Comuni) allo scopo di cooperare e collaborare in diversi settori - quelli che ho citato sopra: politico, economico, commerciale, sociale, educativo, culturale ecc. – e di stabilire rapporti duratori nel tempo. È una tradizione diffusa fra i Paesi che fanno parte dell’Unione Europea e possono essere intavolati anche fra enti sub-regionali situati al di fuori dei confini comunitari. L’Italia è fra le nazioni più attive a livello di gemellaggi assieme a Francia, Germania e Polonia, ma ciò non esclude di certo anche altri Stati. Attenzione poi a quanto ho trovato scritto di seguito: “Coinvolgendo direttamente i cittadini, il gemellaggio favorisce il processo di integrazione europea promuovendo il dialogo interculturale, lo scambio di esperienze, conoscenze e valori, il confronto costruttivo di opinioni e l'arricchimento reciproco, contribuendo quindi alla definizione dell'identità comune europea”. Coordinando le azioni delle istituzioni e della cittadinanza, i gemellaggi migliorano la comprensione reciproca degli abitanti delle realtà interessate per far sì che si sentano più consapevoli dell’appartenenza all’Unione Europa e maturino il sentimento di identità europea. Amicizia, ma anche azioni di più vasta portata: il gemellaggio pone quindi in essere le condizioni per una cooperazione fattiva e duratura fra le parti in numerosi settori e favorisce una “autentica conoscenza reciproca fra i cittadini delle diverse municipalità”. Uno scambio di esperienze e anche di abitudini, quindi, mentre adesso stanno assumendo la forma di uno scambio di eventi. Ricordo per esempio che una ventina di anni fa le aziende artigiane di Sansepolcro beneficiarono di una vetrina espositiva a Nancy, nell’ambito dei rapporti con Neuves Maisons; bene, come iniziativa legata a un gemellaggio è più che buona, alla pari di qualche anno più tardi, quando alcune realtà francesi sarebbero state ospiti delle Fiere di Mezzaquaresima. Come si può quindi dedurre, il vantaggio diventa reciproco: le opportunità arrivano sull’uno e sull’altro fronte. Positivo è anche l’esempio dato da Neuchatel sul consiglio comunale dei giovani, che sta per prendere corpo anche a Sansepolcro; se i giovani consiglieri delle due città dialogano fra loro è un altro buon segnale; o comunque, si tratta di operazioni che rientrano nello spirito dei gemellaggi, che qualche decennio fa – quando il mondo era diverso da oggi – andavano persino di moda e ogni Comune, grande o piccolo che fosse, cominciò a esibire assieme al cartello di località anche il pannello nel quale stava scritto “Gemellata con …”. Cosa che peraltro è rimasta tutt’oggi. Quali sono le affinità che spingono due Comuni a gemellarsi? Spesso le dimensioni stesse delle due città: un numero di abitanti pressochè similare (ma questo è certo un criterio più logico che normativo), causali storiche o anche artistiche e spesso anche la presenza in un luogo di una “colonia” di persone originaria dell’altro, nel quale vivono i parenti. Prendo l’esempio di San Giustino, che ha avviato tanti anni fa gli scambi con la Costa Azzurra, coinvolgendo poi anche Citerna e Montone, per cui i tre Comuni dell’Altotevere Umbro hanno firmato il patto con Carros, Gattieres e Le Broc, mentre Sansepolcro – sempre in tema di esempi – si è gemellato con Neuchatel e Neuves Maisons grazie soprattutto a una o più persone che dalla Valtiberina si erano trasferite in quei luoghi e che poi sono tornate. Più “ideologico” è stato il primo gemellaggio della città biturgense, quello datato 1980 con Sinj, città dell’allora Jugoslavia e oggi Croazia. L’operazione era stata condotta dal sindaco di quel periodo, Ivano Del Furia che rimase in carica fino al 1988. I gemellaggi hanno vissuto momenti più o meno intensi grazie all’interessamento del promotore o a figure particolari che si sono adoperate. Una forma amichevole di integrazione fra realtà che cercano punti in Comune ma che si arricchiscono nelle loro diversità. E allora, perché non si torna a sviluppare il gemellaggio nella sua forma più originale e bella, senza limitarsi alla gita annuale in occasione dell’Alka a Sinj e del Palio della Balestra a Sansepolcro, oppure della Festa della Vendemmia a Neuchatel? Lo dicevo sopra: il mondo è adesso cambiato, le risorse non abbondano più come un tempo, anche il gemellaggio è diventato un costo da sostenere e le priorità sono cambiate. Fresca è la dichiarazione dell’assessore di un Comune del nostro circondario, che lo ha fatto capire a chiare note: la situazione contingente ci ha suggerito di mettere davanti altre questioni più urgenti, dei gemellaggi ne riparleremo più avanti. E questo signore ha la delega proprio alla specifica materia, quindi se lo dice lui dobbiamo credergli, anche perché si è dichiarato dispiaciuto, ma al momento non vi sono le condizioni per regolarsi in maniera diversa, che dire? Un assessore con gli attributi! Chiudendo questo mio pensiero, mi sento di suggerire un qualcosa di diverso: non so se chiamarlo gemellaggio o con un altro termine appropriato, trattandosi di un’operazione che riguarderebbe due città italiane, ma penso che sul piano ideale vedrei molto bene un’unione fra Assisi e Sansepolcro: se non c’è connessione logica fra la capitale mondiale della pace e la “città della cultura della pace”, dove dobbiamo trovare un altro motivo forte per fare dialogare due realtà di questo tipo? Creare un asse collaborativo fra due città che distano appena un’ottantina di chilometri (tutti peraltro di superstrada) e che possono benissimo considerarsi unite anche in nome di una grande figura - San Francesco con i suoi pellegrinaggi che passavano anche e soprattutto per Sansepolcro e per la Valtiberina - mi sembra persino scontato. Certamente, legarsi ad Assisi sarebbe un vantaggio per Sansepolcro, che non avrà la stessa fama di Assisi ma che dispone pur sempre di una “moneta” con la quale ripagarla; San Francesco da una parte, Piero della Francesca dall’altra, muovono importanti flussi turistici che sarebbero in grado di aumentare i numeri da una parte come dell’altra. Nessuno quindi vuole interrompere i rapporti con Sinj, Neuchatel e Neuves Maisons; anzi, dobbiamo migliorarli, però allo stesso tempo il mondo di oggi ci insegna che determinate opportunità debbano essere colte, specie quando davanti ci sono prospettive interessanti. C’è chi se le crea spesso con motivazioni non proprio chiare, o comunque con qualche forzatura; nel caso di Assisi e Sansepolcro, c’è di mezzo una parola chiave: “pace”. Scusate se è poco! Per il resto se queste iniziative creano opportunità economiche per le nostre imprese, ritorni culturali o turistici, avanti con i gemellaggi, ma se devono servire solo a spendere soldi pubblici, in un momento cosi difficile, prendiamoci una bella pausa e se qualcuno vuole andare a farsi una “vacanza” metta mano al suo portafoglio personale.

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
19/10/2023 15:38:10

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Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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