Opinionisti Monia Mariani

Ripartiamo dalle fondamenta per salvare il pianeta

Occorre ridare valore al lavoro dei campi e ripartire dalle fondamenta

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Un invito a ridare valore al lavoro dei campi ripartendo dalle fondamenta, per avere piante sempre più capaci di resistere al clima che sta cambiando repentinamente. A lanciarlo la Fondazione Seminare il Futuro, in occasione della Giornata Mondiale dell'alimentazione. Oggi il perdurare della crisi climatica e le recenti guerre alle porte dell’Europa stanno avendo importanti ripercussioni anche sui prezzi degli alimenti. Sono circa 2,4 miliardi le persone che abitano in paesi già colpiti dalla carenza idrica a causa dei prolungati periodi di siccità che contribuiscono poi ad esasperare una crisi alimentare che s’intreccia a quella energetica e geopolitica con ripercussioni anche nel nostro paese. Da un’analisi dei dati della Chicago Board of trade, diffusa in occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione di giorni fa, risulterebbe che l'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più condizionato dai movimenti di capitale che si spostano dai mercati finanziari a quelli delle materie prime, con la conseguente destabilizzazione dei prezzi di petrolio, metalli preziosi, e anche del grano. Infatti, passando dal grano al pane il prezzo aumenta di ben oltre 17 volte. Oggi, un chilo di grano viene pagato agli agricoltori circa 24 centesimi (il 32% in meno rispetto allo scorso anno), mentre la stessa quantità di pane è venduta ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città, con un rincaro fino al 20% nei primi otto mesi del 2023 (in confronto con lo stesso periodo del 2022).

Per trovare una via di uscita occorre quindi ridare valore al lavoro dei campi e ripartire dalle fondamenta, cioè dai semi. Nell'immediato futuro servono semi in grado di far nascere piante resistenti, adatte ai cambiamenti climatici che saranno sempre più drastici. I semi sono l'emblema della biodiversità che si sta però impoverendo. Nell’ultimo secolo infatti il 75% di specie coltivate è scomparso, e a dirlo è la FAO, che denuncia lo sfruttamento eccessivo dei terreni e l'uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura convenzionale, con danni per la natura e per la salute. C'è da dire poi che, in questo ambito, l’Italia ha fatto un notevole progresso con la recente approvazione del Piano Nazionale sulle sementi bio, con l’obiettivo di aumentare la disponibilità dei semi per le aziende del settore, migliorandone le rese quantitative e qualitative, con una più ampia gamma di semi adatti all'agricoltura biologica e biodinamica. Se dunque, come si afferma da più voci, entro il 2030 il 25% della superficie agricola europea dovrà essere destinata al metodo biologico, saranno necessari sempre più semi adatti a questo metodo di agricoltura senza appesantire il nostro precario pianeta.

Monia Mariani
© Riproduzione riservata
31/10/2023 06:38:26

Monia Mariani

Appassionata di scrittura e narrativa e, da sempre, interessata a tematiche sociali. Ha finora pubblicato tre romanzi biografici. Il Maestro (2008), ispirato alla vita del biturgense Gino Tarducci, La Leggenda di Zillone (2010) autobiografia dell’ex pugile professionista Pietro Besi, e La Tortuga (2013) ispirato alla vita del fiorentino Giacomo Papini, cercatore di diamanti in Venezuela. Sta lavorando ad altre storie da raccontare.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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