Fame d’acqua
Uno scenario preoccupante che necessita di interventi mirati e seri
La tematica dell’Acqua torna in primissimo piano. Il recente report dell’Onu sullo stato delle acque nel mondo, uscito in occasione della Giornata Mondiale dell’ acqua, ha sottolineato in modo perentorio che gli sprechi in questo ambito sono ormai improrogabili; e questo essenzialmente per due motivi. Innanzitutto, c’è l’impatto della crisi climatica che renderà sempre più difficile l’approvigionamento. Secondo, la guerra che si combatte alle porte dell’Europa che sta facendo lievitare i prezzi dei generi alimentari (il principale motivo del consumo di acqua). Oggi l’offerta idrica incide poco sul prezzo ma lo scenario potrebbe repentinamente cambiare se la siccità continuerà a crescere.
All’inizio del secolo scorso Il prelievo globale di acqua era di 6oo chilometri cubi l’anno, mentre oggi è salito a 3.880 (dati 2017). E di questa enorme quantità un quarto proviene da falde sotterranee. Un prelievo che cresce al tasso dell’1% l’anno.
Le acque sotterranee – come precisa il rapporto - forniscono il 49% dell’acqua che finisce nelle nostre case e circa il 25% dell’acqua prelevata per l’irrigazione. I costi? Quello energetico principalmente poi c’è quello dell’inquinamento.
Gli autori del rapporto vogliono spronare i Paesi a prendere impegni seri per sviluppare strumenti di gestione delle acque sotterranee, vitali ormai per gestire le future crisi d’acqua che si verificheranno.
Secondo le stime, circa l'11% dell'abbassamento delle falde acquifere su scala mondiale è dovuto al commercio internazionale dei prodotti agricoli (specie Grano, mais, riso, canna da zucchero, cotone e foraggi) che contribuiscono all'abbassamento delle falde acquifere. L'ampia commercializzazione di queste colture comporterebbe un percorso decisamente insostenibile.
Anche in Italia la situazione è preoccupante soprattutto dal punto di vista dei consumi. Secondo i dati del Blue Book (della Fondazione Utilitatis) il consumo pro capite di acqua potabile ha raggiunto (nel 2018) 215 litri per abitante al giorno, molto al di sopra della media europea che e’ pari a 125 litri.
Nelle rete vengono immessi 2,4 miliardi di metri cubi. Un consumo eccessivo d'acqua rispetto agli altri Paesi europei, dove per la manutenzione si spende di più che in Italia (100 euro per abitante). In Italia si scende invece a 49 euro per abitante, ma solo al Nord e al Centro (al Sud invece crollano ad appena 8 euro).
A causa delle cattive condizioni dell'infrastruttura idrica, la percentuale di perdite idriche è del 40% in media; ciò significa che ogni 100 litri immessi nella rete di distribuzione, 40 non arrivano ai rubinetti delle case. E infine va aggiunto anche il fatto che sul fronte della depurazione il nostro paese non sarebbe in regola.
Insomma uno scenario preoccupante per molti aspetti e che necessita interventi mirati e seri, ma anche un grande senso civico e un’attenzione agli sprechi anche nel piccolo quotidiano di ognuno di noi.
Monia Mariani
Appassionata di scrittura e narrativa e, da sempre, interessata a tematiche sociali. Ha finora pubblicato tre romanzi biografici. Il Maestro (2008), ispirato alla vita del biturgense Gino Tarducci, La Leggenda di Zillone (2010) autobiografia dell’ex pugile professionista Pietro Besi, e La Tortuga (2013) ispirato alla vita del fiorentino Giacomo Papini, cercatore di diamanti in Venezuela. Sta lavorando ad altre storie da raccontare.
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