Quando Lucio Battisti rifiutò un miliardo di lire da Gianni Agnelli
Nel 1973 l'Avvocato cercò di ingaggiarlo per un concerto al Teatro Regio di Torino
Nei damascati piani alti della Fiat l'imbarazzo si taglia a fette. Il telefono ha squillato un'infinità di volte, ma dall'altro lato della cornetta il silenzio è stato eloquente. Davanti alla porta che conduce all'ufficio del boss, i vassalli indugiano. Come fanno a spiegare a Gianni Agnelli che al momento non hanno raccolto mezza risposta? Missione intricata, specie se si pensa al fatto che il budget stanziato per l'occasione dall'avvocato è monumentale. Le voci più accreditate parlano di un miliardo di lire. Altre si spingono fino a raddoppiare la posta in palio. Eppure quello non risponde. L'avvocato apprende, inorridito. Poi dispone che i suoi tornino alla carica.
"Quello" sarebbe Lucio Battisti. L'anno, invece, è il 1973. E una cospicua premessa si rende doverosa. Soltanto dodicesi mesi prima Il mio canto libero è risultato l'album più venduto in Italia e le richieste di esibizioni live, come quelle di interviste, si affastellano. Lucio è all'apice della sua notorietà: duetta con Mina e spopola a Supersonic, gli altri artisi lo invidiano, la gente lo ama. Il 25 marzo del 1973 nasce il suo unico figlio, Luca Filippo Carlo. Da quel momento però la sua vita e quella della compagna Grazia Letizia Veronese viene squassata dall'invadenza e dalle teorie di una certa parte della stampa scandalistica e gossippara.
Alcuni media avanzano l'ipotesi di un flirt con l'attrice erotica Zeudi Araya. Altri irrompono con gran sopresa nella clinica che ospita loro e il bambino, mettendosi a scattare immagini come forsennati. Battisti caccia tutti quanti, furente. Poco più tardi Novella 2000 lo accusa di "Aver paura anche della sua ombra" e lo ritrae come un personaggio ormai "apatico, tirchio, burbero". Seguono scoop su multe prese, teleobiettivi che si stringono da lunga distanza sulla famiglia, ipotesi pittoresche sui suoi investimenti immobiliari.
Lucio è stremato dalla tempesta mediatica e decide di tagliare i rapporti con tutti quanti. Enzo Biagi, incolpevole, lo chiama per un intervista, ma lui declina gentilmente. E in questo contesto si inserisce anche l'invito di Gianni Agnelli, che lo vorrebbe per un concerto al Teatro Regio di Torino, sponsorizzato da Fiat. La proposta economica è più che cospicua, ma ormai Battisti ha stabilito il suo progressivo abbandono alle scene. Vuole togliere alla stampa qualsiasi occasione per parlare di lui.
Il disappunto dell'avvocato è inevitabile ed è tutto cicatrizzato in un celebre sfogo pubblico: "Riusciamo a parlare con Breznev in trenta secondi, ma non riusciamo a parlare con Lucio Battisti". La decisione però è irriversibile. L'artista non metterà più piede nella tv italiana.
L'ultima apparizione sarà su un'emittente svizzera, nel 1980.
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