Opinionisti Marco Cestelli

Il "confusionismo" italico e la nostra vallata

Senza innovazione non si rimane fermi, si va indietro.

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Da che mondo è mondo (da quando siamo diventati agricoltori/allevatori) la ricchezza ha solo tre strade di massima per essere creata: o si estrae, o si coltiva, o si trasforma. Credo che in Valtiberina non si estragga petrolio, la coltivazione ha dei limiti geografici, pertanto, come nel resto del mondo occidentale in generale e l’Italia in particolare, bisogna trasformarla: c’è chi raccoglie erbe e le trasforma in medicinale, chi da un pezzo d’oro ne produce un gioiello, chi da una tela ne fa un quadro, chi dal frumento ne fa pasta e così via. Siccome la trasformazione non si può creare per decreto di giunta, ogni comune studia (più o meno bene) come incentivare l’arrivo della ricchezza tramite la prima industria del nostro secolo: il turismo. Ammesso e non concesso che ci si impegni a far studiare i nostri figli per fargli fare i camerieri, i cuochi, pulire stanze e bagni, ecc. il turismo è il mantra, il feticcio, il faro illuminante delle nostre contrade. Ebbene sì, un turista viene, guarda, mangia, dorme e porta denaro fresco da fuori. Ovvero, trasformiamo i nostri borghi e campagne, le nostre chiese e monumenti, i nostri boschi e montagne in ricchezza. Molto bene, se ci riuscissimo in misura adeguata. Il turismo e la gestione delle emozioni e del tempo libero saranno, e forse già sono, la prima industria dei nostri tempi, anche se è il settore generalmente più povero e peggio pagato, che non porta sviluppo tecnologico, ricerca ecc. ed è anche l’unica cosa che non prevede specializzazioni importanti (parzialmente errando) né necessita la nascita di imprenditori che non si può decidere tra i banchi di un consiglio comunale.  

Questa lunga e inutile premessa, di cui mi perdonerete la superficialità e la non competenza, per arrivare al punto della questione incombente di questi giorni: la E78, la strada dei Due Mari che si intersecherà con la E45 a Pistrino e Selci. Se non migliora la viabilità come possiamo prevedere un futuro migliore? Se non c’è la ferrovia (e non credo che ci sarà mai) che unisce la zona con le grandi tratte come pensate che si possa dare impulso all’economia locale? Senza grandi vie di comunicazione come dovrebbero arrivare gli agognati turisti? I vostri immobili lasciati da genitori, o acquistati per mettere a frutto il risparmio, come possono non perdere valore? Ma il mio lettore conservatore potrà dire che le Crete senesi, le località di montagna, la Sardegna… se non si mantiene il panorama intatto, l’ambiente perfetto, la pace e la tranquillità, che cosa potremmo offrire?

Bene, nella massima libertà di pensiero, pensate se oggi non ci fosse quella (pur devastata) E45; se da un drone non ci fosse quella cicatrice dritta con tanto di piloni, traffico e asfalto saremmo tutti più poveri ma il panorama sarebbe intatto, la logistica fuggirebbe la vallata come la peste, le aziende si caricherebbero di costi e tempi di consegna. Avremmo ancor meno turismo, meno commercio, meno passaggio, ulteriore deprezzamento degli immobili, ecc.

Ma la dea della viabilità, da decenni, guarda benigna e paziente alla vallata e ha deciso che la E78 passi da queste parti. Ebbene già si sentono “pianto e stridor di denti” per una nuova ferita al territorio. Si lamentano varianti non contemplate, proprietà deturpate, abitati messi a rischio, gallerie come carie dentali, muri di contenimento in cemento che lambiscono frazioni di cui non avevo mai sentito parlare. Si chiederà la revisione del progetto, quindi si aumenteranno i costi e i tempi di realizzazione (per quanto gliene freghi qualcosa a qualcuno dei nostri problemi locali di viabilità) e magari si incorrerà in tagli di spesa, declassificazione dei tempi, e via andare. Nello stesso tempo in un paese come la Cina, in 10 anni o poco più si è costruita la più grande ed estesa linea ferroviaria ad alta velocità del mondo; pensate se avesse dovuto affrontare i consigli comunali italiani, i comitati locali, le associazioni ambientaliste. Sto esagerando e prendendo ad esempio un paese che non brilla per democrazia diffusa (eufemismo), ma forse andrebbero ancora con “i risciò” a trazione umana.

Concludo dicendo che va bene difendere il territorio, va bene la dialettica della politica locale, va bene la protesta dei privati che in qualche modo ne subiscono la presenza, ma senza innovazione non si rimane fermi, si va indietro. Io personalmente non credo che la vedrò mai completata “ma mi” rifiuto di guardare al futuro con la mentalità della conservazione: invecchiare è il privilegio dei vivi e non è certo una colpa, pensare da vecchi sì. 

Redazione
© Riproduzione riservata
01/09/2024 08:24:43

Marco Cestelli

MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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