L'Alfa Romeo del Padrino oggi vale 1 milione di euro
L'auto di Michael Corleone era un'esclusiva 6C 2500
Micheal Corleone è l'unico della famiglia ad essersi sotratto al giro della malavita organizzata, a New York. Almeno per il momento. Si è riparato in Sicilia, per stare lontano dallo sguardo acuminato dei Tattagli, criminali coinvolti in un traffico internazionale di droga. Michael, che nel film è interpretato da Al Pacino, è il terzogenito di Don Vito Corleone, alias Marlon Brando.
In Sicilia conoscerà Apollonia Vitelli, di cui si innamorerà subito, sposandola. Proprio la moglie però viene coinvolta e uccisa da un attentato inizialmente indirizzato a lui e pensato tramite un'autobomba. La vettura utilizzata per compiere l'omicidio - ed in molte scene guidata dai protagonisti del film, Michael compreso - è un'Alfa Romeo 6C 2500. Una protagonista assoluta all'interno de Il Padrino.
La macchina venne progettata nel 1939, come naturale evoluzione della versione 2300, di cui si proponeva di migliorare tutte le caratteristiche. La produzione sarebbe stata poi inevitabilmente bloccata durante la guerra, quando comunque diversi stabilimenti riuscirono a trarsi in salvo dai bombardamenti, insieme ai disegni. Il progetto venne affidato a Bruno Trevisan, un perito industriale che aveva già lavorato per Fiat Aviazione. Il primo passo era chiaro: fare tre modelli, la Turismo, la Sport e la Super Sport.
Tutte continuavano ad essere caratterizzate da linee estetiche ispirate ad un approccio aerodinamico empirico, con il cofano estremamente prominente e voluminoso bilanciato dall'abitacolo raccolto, un telaio dalle linee affusolate ed eleganti, interni finemente rifiniti. Le tre versioni erano dotate di differenti sistemi di alimentazione e la carrozzeria era legata alla lunghezza del passo. La Turismo disponeva di un motore da 87 CV a 4600 giri/min e proponeva sia una carrozzeria berlina a cinque posti che una berlina in grado di ospitare fino a sette passeggeri.
La versione Sport sfoggiava un motore capace di raggiungere i 95 CV a 4600 giri/min, mentre la Super Sport arrivava ai 105 CV a 4800 giri/min. Il regime fascista apprezzava particolarmente queste vetture, riconoscendo nelle loro forme imponenti e raffinate la rappresentazione della forza italiana nel mondo. Quanto alla meccanica, la fine della guerra consentì ad Alfa Romeo, a lungo impegnata nella produzione di motori per l'aereonautica durante il conflitto, di concentrare la maggior parte dei suoi sforzi sul versante automobilistico. La produzione andò avanti fino al 1953.
Concependo vetture come quella che sfila nel Padrino e che, già all'epoca, era un oggetto destinato alle classi più facoltose. Oggi, invece, l'ultimo modello di questo tipo è stato battuto all'asta per un valore di 1 milione di euro circa.
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