Trump a Maduro: hai i giorni contati

Perché la guerra al Venezuela sarebbe uno shock per l’economia
Donald Trump rispondendo a una domanda in una intervista con la Cbs ha sentenziato che i giorni di Nicolas Maduro sono contati. Il presidente americano non ha però voluto rispondere su possibili attacchi al Venezuela dopo la maxi concentrazione di uomini e mezzi a stelle e strisce nei Caraibi. La situazione rimane dunque molto delicata e al momento non si può escludere lo scoppio di un nuovo fronte di guerra. Il motivo ufficiale dell’operazione sarebbe la lotta ai narcotrafficanti, ma è evidente a tutti che l’obiettivo reale sembra essere il "regime change" ovvero la caduta di Maduro. Quali forme assumerebbe un tale attacco e quali sarebbero le conseguenze per l'economia mondiale?
Lo scenario di guerra più probabile: attacco chirurgico
Secondo gli analisti l'ipotesi militare operativa più plausibile non contemplerebbe un'invasione terrestre su vasta scala, ma un'azione militare rapida e mirata. L'attacco prenderebbe il via con raid aerei e missilistici contro infrastrutture critiche: porti, aeroporti e basi logistiche controllate dall'esercito venezuelano, ritenuti cruciali per il transito della droga. L'utilizzo di droni, aerei da combattimento e missili da crociera lanciati da navi da guerra dislocate nei Caraibi avrebbe l'obiettivo di paralizzare la catena di comando del cosiddetto "Cartello dei Soli". Successivamente, si potrebbero verificare operazioni di Forze Speciali per la cattura o l'eliminazione di alti funzionari del regime, con basi logistiche mobili come la nave MV Ocean Trader a supporto. Questo schema punterebbe a forzare una svolta politica con un impatto militare circoscritto, ma l'avvio di una guerriglia prolungata rappresenta il rischio maggiore.
Il terrore del petrolio oltre i 100 dollari
Un conflitto militare in Venezuela innescherebbe immediatamente uno shock economico globale, dominato dalla volatilità del mercato energetico. Il Venezuela possiede le più grandi riserve petrolifere mondiali. Anche se la sua produzione è già ridotta a causa delle sanzioni, l'apertura di un fronte di guerra in una regione petrolifera chiave genererebbe una fortissima incertezza. Gli analisti prevedono un rapido e drammatico aumento del prezzo del greggio, con il barile che potrebbe schizzare oltre i cento dollari. Questo shock petrolifero avrebbe ripercussioni inflazionistiche su tutte le economie globali.
La reazione di Cina e Russia
Un attacco non rimarrebbe un affare bilaterale. Il Venezuela vanta forti legami e debiti con potenze globali come la Cina, suo principale acquirente di petrolio, e la Russia, alleato militare. Un intervento USA provocherebbe una ferma condanna da parte di questi paesi, rischiando di acuire ulteriormente le tensioni tra Washington e il blocco rivale dei Brics. Il conflitto non farebbe che aumentare la frammentazione del sistema commerciale globale e intensificare le crisi politiche regionali. Infine, l'operazione militare causerebbe un'ulteriore massiccia ondata migratoria, che metterebbe sotto pressione le economie dei paesi confinanti, in particolare Colombia e Brasile.
Il mondo non ha bisogno di ulteriore caos
Nonostante la retorica bellicosa, l'analisi dei potenziali costi economici e geopolitici potrebbe spingere l'amministrazione Trump a non compiere il "grande passo" dell'attacco diretto. I rischi di innescare un'impennata petrolifera globale e di provocare una reazione di Cina e Russia sono deterrenti potentissimi. L'ultima cosa di cui il mondo ha bisogno in questo momento è l'apertura di un nuovo, importante fronte di crisi. L'ordine internazionale sta già facendo i conti con la guerra in Ucraina e con le tensioni croniche in Medio Oriente. Lanciare una nuova operazione militare nella regione dei Caraibi significherebbe aggiungere un elemento di caos in un sistema globale già saturo di conflitti, un prezzo che potrebbe risultare troppo alto da pagare il capo della Casa Bianca che aspira a vincere il Nobel per la pace.
Immagine creata con l'intelligenza artificiale

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