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Preggio, una storia turbolenta dietro la bellezza e la tranquillita’ del borgo di oggi

Un borgo tipico della collina umbra

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Un’autentica “perla” del territorio che fa parte del territorio di Umbertide, distante 18 chilometri a sud-ovest rispetto al capoluogo in direzione del lago Trasimeno. È sicuramente motivo di privilegio per chiunque, l’avere una località come quella di Preggio, un borgo tipico della collina umbra (siamo a quota 630 metri sul livello del mare) con poco più di un centinaio di abitanti, la cui ubicazione è posta quasi al confine con il Comune di Passignano sul Trasimeno. Boschi di querce e castagni lo circondano in un contesto nel quale la bellezza del paesaggio si mescola con storia e arte in una sintesi davvero gradevole, che merita una visita accurata e - per chi desidera smaltire logorio e stress della vita quotidiana lontano da città e traffico caotico – anche qualche giorno di sana villeggiatura all’insegna della quiete più totale. Ma la sua storia è stata cosa ben diversa.    

DALL’OPPIDUM DI BELLONA ALL’ARRIVO DEGLI ETRUSCHI

La Rocca di Preggio, occupando una posizione dominante, era considerata fra le più importanti del territorio perugino e dell’Alta Valle del Tevere. Questa zona, che sembra defilata rispetto ai principali circuiti turistici della stessa Umbria, era in realtà conosciuta fin dall’antichità; i primi segnali della presenza dell’uomo portano indietro fino ai popoli italici, che vi stabilirono i propri insediamenti – ritenendolo un luogo adatto – e scelsero le alte vette per venerare le loro divinità. Nelle vicinanze di Preggio si trovava un insediamento italico di rilievo: l’oppidum di Bellona o Bellonia, sul crinale di Monte Murlo. Le ricerche effettuate nel 1969 dalla Soprintendenza Archeologica per l’Umbria hanno evidenziato i resti della cinta muraria megalitica, risalente al IV secolo avanti Cristo: nei dintorni, era stata rinvenuta una statua acefala e imponente, che si ritiene possa essere una rappresentazione della dea Bellona. E questa località sarebbe stata uno snodo viario di rilievo, venendosi a trovare sulla strada più breve da Perugia a Cortona e su quella che congiunge l’Alta Valle del Tevere con il Trasimeno. Un santuario italico sul Monte Acuto, che si trova nelle vicinanze, attirava molti pellegrini che vi si recavano anche durante il primo millennio avanti Cristo e fino al periodo della dominazione romana; nella fossa votiva sulla cima al monte, dove è collocato il ripetitore, la Soprintendenza Archeologia per l’Umbria ha ritrovato circa 1800 ex-voto risalenti a più epoche nel corso degli scavi effettuati fra il 1986 e il 1995. Nella fattispecie, si tratta di figurine bronzee piatte che raffigurano uomini e donne, oppure animali quali il maiale e la pecora, o ancora il dio Marte, protettore di greggi e raccolti. In seguito, arrivarono gli Etruschi, che occuparono l’intera Italia centrale e le colline che circondano Preggio. La presenza etrusca è testimoniata da una tomba del II secolo avanti Cristo trovata in località Sagraia, il cui nome richiama alla sacralità del posto; poco lontano in linea d’aria, c’è la tomba del Faggeto. Due tombe in travertino dimostrano la presenza in zona di ricche famiglie etrusche, mentre quelle a cassone in terracotta e due lucerne votive del I-II secolo dopo Cristo, dedicate alla dea fortuna e rinvenute San Bartolomeo dei Fossi e a Monte Murlo, sono di epoca romana.

L’ORIGINE DEL NOME PREGGIO

Da cosa deriva il nome Preggio? Più di una le spiegazioni a supporto. La prima si rifà alla battaglia del Trasimeno, quella che il 25 giugno 217 avanti Cristo vide trionfare Annibale, il quale avanzò aggirando Perugia, poiché sapeva che era fortificata e che voleva difendersi. L’esercito cartaginese passò di conseguenza a nord del Trasimeno e all’altezza del luogo in cui oggi si trova Preggio un nucleo venne sconfitto, per cui ebbe la peggio e quindi il nome Preggio si sarebbe originato prendendo spunto dalla primitiva “Peggio” e altri termini che ricordano la guerra caratterizzano i toponimi locali: è il caso di Pugnano, Monte Corvino e Pian di Marte. Una seconda tesi attribuisce l’origine del nome Preggio alla fondazione da parte di alcuni “milites” dell’esercito che, dopo la sconfitta del console romano Flaminio al lago Trasimeno, avrebbero costituito sul posto un presidio. E dal nome di “praesidium” sarebbe derivato “praedium”, ovvero possesso terriero e poi Preggio. Al V e VI secolo dopo Cristo risale l’innalzamento delle mura, attraverso tecniche artigianali definite modeste e dettate dalla fretta, perché vi era l’esigenza di difendersi con urgenza dalle prime invasioni barbariche. Pier Damiani, discepolo dell’eremita Giovanni Laudesi, si sarebbe recato a Preggio da Orvieto per fondare altri “habitacula eremitarum” e qui avrebbe trovato la cella nella quale San Romualdo aveva abitato; a San Pier Damiani è poi attribuita l’erezione della chiesa di San Niccolò di Virgiliano, ora scomparsa. Nell’anno 917 c’è un documento che testimonia la presenza nel luogo in qualità di feudo imperiale: è un diploma dell’imperatore Berengario I, alla testa del Sacro Romano Impero, che conferma la signoria di Preggio e del circondario al marchese Uguccione II, appartenente alla famiglia dei Bourbon del Monte di Santa Maria Tiberina. E insieme, era anche dominio ecclesiastico: Preggio viene nominato fra i possedimenti dell’Abbazia di Santa Maria di Valdiponte, nota oggi come Montelabbate e già esistente alla fine del X secolo. Alla fine del periodo feudale, Preggio chiese la protezione a Perugia e non alla Fratta, l’attuale Umbertide, per cui dall’anno 1189 seguì le sorti degli altri castelli perugini, pur mantenendo i suoi diritti e privilegi e pur godendo di considerazione per l’importante posizione geografica che occupava nel sistema difensivo; quasi cento anni più tardi, nel 1282, quello di Preggio era divenuto il castello più popolato del Comune di Perugia, con 422 famiglie alle sue dipendenze, ma anche il più temuto per la sua turbolenza e per lo spirito ribelle nei confronti della stessa Perugia, non dimenticando che nel 1225 vi fu una sommossa proprio nei confronti di Perugia.

IL DESIDERIO DI INDIPENDENZA DA PERUGIA E GLI APPETITI ESTERNI

E da Perugia, ogni sei mesi veniva eletto un podestà con funzioni amministrative. Nel 1313, si posero problemi di risistemazione del castello di Preggio e i priori perugini ordinarono il restauro delle mura; i residenti vennero esentati per tre anni dal pagamento delle imposte. La costruzione della Rocca di Preggio – in base a quanto contenuto nel libro degli Atti dei Conservatori della libertà di Perugia – sarebbe stata ordinata nel 1389; e siccome nel 1392 non era stata ancora ultimata, vennero scavati pozzi per garantire l’approvigionamento di acqua qualora la città fosse stata posta sotto assedio. I perugini rafforzarono il castello e pagarono i soldati per la minaccia dei fuoriusciti appoggiati dai Fiorentini, che nel marzo del 1390 arrivarono a occupare Borghetto, spingendosi fino a Reschio e Preggio. La battaglia fu piuttosto aspra: quattro degli assalitori vennero uccisi e i compagni di essi costretti a darsi alla fuga. Nel 1392, si verificò anche l’assalto da parte del capitano di ventura Biordo Michelotti, signore di Orvieto; era accompagnato dai capitani Broglia di Chieti e Brandolino di Forlì e dal conte Giovanni da Barbiano, con assieme seimila cavalli e tanti fanti. Fu un vero e proprio blitz, che consigliò ai priori di Perugia di trattare una tregua con il Michelotti, il quale accettò l’offerta di seimila fiorini d’oro per allontanarsi dalla zona, anche se non riuscì a frenare la distruzione di castelli, molini e abitazioni. Nella storia di Preggio, anche le trame fra i residenti del castello (spalleggiati dal parroco) e i fuoriusciti per farli diventare padroni del luogo; una volta scoperti, vennero arrestati e decapitati sulla pubblica piazza. Era il 1427 e undici anni dopo, nel 1438, i priori di Perugia dettero l’ordine di rifare le mura al castello, laddove gli interventi si fossero resi necessari. Per far questo, vennero assegnati 200 fiorini di danari pubblici; intanto, venne scoperto un altro tentativo di congiura per liberarsi da Perugia, del quale Don Nicolò di Preggio sarebbe stato l’ideatore; denunciato e rinchiuso in carcere, riuscì a evadere dopo diversi anni con la complicità di Nicolò Montemelini. Anche i Tifernati misero gli occhi su Preggio, perché di esso rivendicavano il possesso; nel 1439, con l’aiuto di alcune compagnie di cavalieri di Pietro Torcilo agli ordini del Patriarca, invasero il territorio per poi saccheggiarlo. Ci volle l’intervento di papa Eugenio IV con un ordine tassativo al governatore di Città di Castello, Lorenzo di Todi, perché i Tifernati mollassero e rilasciassero gli uomini catturati, beccandosi una severa ammonizione. Nel 1444, con Simonetto comandante dei temuti soldati fiorentini, i Perugini decisero di restringere le mura del castello per meglio organizzare la difesa. Stanziamento di 200 fiorini ed esonero dal pagamento delle tasse per dieci anni. Come temuto, i fiorentini si calarono da invasori in Umbria nel giugno del 1479; l’obiettivo era quello di prendere Perugia ma, non riuscendovi, ripiegarono verso i castelli del contando, occupando e saccheggiando anche Preggio e Castel Rigone. Ci volle l’aiuto dei Napoletani perché i Perugini li riconquistassero. Solo la firma della pace con il papa da parte di Lorenzo de’ Medici pose fine alle occupazioni dei Fiorentini e a quel punto Preggio tornò sotto Perugia. Ma evidentemente era destino che non vi fosse pace in questa zona: il 1540 è l’anno della “Guerra del Sale”, con la bolla pontificia di papa Paolo III che aumentava il suo prezzo. La rivolta venne stroncata dalle truppe papaline e Preggio si ritrovò occupata da 300 militari spagnoli, il che indusse i residenti a chiedere i soccorsi ai Conservatori dell’Ecclesiastica Obbedienza di Perugia per non lasciare la loro terra. La precaria situazione fu presa in particolare considerazione e per dieci anni il territorio di Preggio venne esentato da qualsiasi tassa. Nel XVII secolo, il territorio perugino era entrato a far parte dello Stato Pontificio: anche Preggio passò sotto la giurisdizione papale e il potere si accentrò nelle mani del clero locale. a causa della guerra fra il pontefice e il duca di Toscana, negli anni 1643 e 1644 vennero irrimediabilmente distrutte cinta muraria, rocca e sede comunale; danneggiate anche canonica e altri edifici; il priore della Santissima Trinità trasferì la sua sede in quella rimaste attuale, la Collegiata di San Francesco. L’anno successivo, gli alleati fiorentini e modenesi e il duca Edoardo Farnese lasciarono il territorio perugino dopo un accordo con papa Urbano VIII. Nel periodo compreso fra la fine del 1797 e i primi del 1798, a Roma viene instaurata la Repubblica appoggiata dai Francesi. Papa Pio VI venne fatto uscire da Roma e si proclamò la fine del potere temporale.

IL PASSAGGIO AL DIPARTIMENTO DEL TRASIMENO E AL COMUNE DI UMBERTIDE

Il 4 febbraio 1798 le truppe francesi occuparono Perugia e in Umbria vennero innalzati numerosi alberi della libertà; il 22 aprile di quell’anno, Preggio partecipò alla rivolta scoppiata contro i repubblicani a Castel Rigone, soffocata nel sangue e i Francesi rioccuparono Preggio con le terre circostanti, restaurando il governo repubblicano. La novità di fondo concerne il nuovo assetto amministrativo: Preggio, fino al 1810 sotto il Comune e la diocesi di Perugia, passò sotto il Dipartimento del Trasimeno (che comprendeva anche la stessa Perugia), ma il Comune di appartenenza divenne quello dell’attuale Umbertide, del quale tuttora fa parte a distanza oltre 200 anni. Qualche anno prima, nel 1801, sempre a Preggio era stata istituita una scuola di grammatica: responsabile di essa era una sacerdote, con il compito di celebrare 88 messe all’anno; l’ospedale della Misericordia di Perugia pagava il religioso con nove quintali di grano, sei quintali di vino, circa 18 chilogrammi di olio, cento libbre di carne salata e dieci scudi all’anno. Vi sono stati vari tentativi di indipendenza per liberarsi dal Comune di Umbertide, compreso quello di staccarsi per andare alla creazione del Comune della Montagna Castel Rigone-Preggio. Pur avendo perso gran parte della cinta muraria, inglobata nelle abitazioni costruite sopra, Preggio conserva oggi il suo bell’aspetto: in ottime condizioni è stato conservato il palazzo della Canonica, mentre nella parte più alta della collina sono presenti i ruderi della Rocca.

LA STORICA ECLISSI, I MONUMENTI, LE OPERE D’ARTE E IL FESTIVAL ESTIVO DI MUSICA SACRA E DA CAMERA

Nella lunga storia di questo piccolo nucleo abitato c’è anche una particolare eclissi solare, quella del 1239, se è vero che la popolazione ha voluto scolpire sul muro settentrionale esterno della Canonica l’iscrizione che la ricorda: “Obscuratus est sol an.(noDni (DominiMCCXXX in D.(ieIII M.(ensejunii die Veneris circa Nomam”. Traduzione: “il sole fu oscurato il terzo giorno del mese di giugno dell’anno 1239, venerdì, verso l’ora nona”. Nel suo piccolo, Preggio annovera monumenti, opere d’arte e scorci paesaggistici meritevoli di essere visitati. Oltre alla Rocca del X secolo, vi sono la chiesa della Santissima Trinità in San Francesco (1223), dove in un reliquiario d’argento dorato è conservata una Sacra Spina che viene esposta ogni anno il giorno del martedì di Pasqua; la chiesa della Madonna delle Grazie (1400), con un altare rinascimentale e un affresco attribuibile al Pinturicchio; il Castello di Romeggio (di origine medievale), con il nome derivante da Romei, ossia i pellegrini in cammino verso i luoghi santi; il Castello di Polgeto (1399) del fuoriuscito perugino Biagio di Buto; la Bellona di Monte Murlo (IV secolo avanti Cristo), con i resti dell’antica cinta muraria dell’oppidum fortificato preromano e la pineta di Col di Campana, punto dal quale è possibile vedere il lago Trasimeno. Sfruttamento sostenibile del legname boschivo, allevamento e agriturismo sono le risorse economiche di Preggio, che a livello di eventi è sede di un importante festival di musica sacra e da camera (“Preggio Music Festival” l’esatta dicitura), che si tiene ogni anno in agosto – nel 2018 si è tenuta la 36esima edizione - e che attira un eccellente numero di visitatori di appassionati di questo genere; nel mese di ottobre, infine – come avviene in diversi paesi del comprensorio – anche Preggio organizza la sua Sagra della Castagna, con vendita di cibi e altri prodotti tipici nelle rustiche botteghe ricavate all’interno delle antiche cantine.

Notizia tratta dal periodico Eco del Tevere
© Riproduzione riservata
01/04/2019 09:54:39


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