Orgasmo femminile: spiegato perché in tante non lo raggiungono
Si é spostato il clitoride
A partire dall’ineffabile punto G, sull'orgasmo femminile si è detto e scritto di tutto. Oggi si aggiunge una nuova ipotesi sulla misteriosa natura di questo meccanismo complesso, sulla cui funzione si dibatte da tempo. Secondo i ricercatori delle università di Yale e Cincinnati potrebbe essere stato un espediente dell'evoluzione per indurre l'ovulazione durante un rapporto sessuale. In base alla ricerca pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas), è improbabile che l'orgasmo femminile si sia sviluppato per caso, anche se non è necessario ai fini riproduttivi.
La funzione biologica
Sono anni che gli scienziati si interrogano sulle origini e sulle motivazioni biologiche che spingono le donne a raggiunge l'apice del piacere. Secondo questa tesi gli orgasmi erano una volta di vitale importanza per innescare l'ovulazione, cioè quando la femmina rilascia un ovulo, durante l'atto sessuale. In molti animali, come i conigli, i furetti, i gatti e i cammelli, funziona ancora così, poiché l'ovulazione avviene durante il sesso.
Il legame con l’ovulazione
Tuttavia, questo non accade negli esseri umani o nelle grandi scimmie che, invece, ovulano una volta sola in un ciclo regolare, che è di circa 28 giorni nell'uomo, ogni 29 giorni negli oranghi e fino a ogni 37 giorni negli scimpanzé. Ma gli scienziati suggeriscono che un tempo, durante una prima fase dell'evoluzione, l'ovulazione nelle umane veniva innescata da un orgasmo femminile durante il sesso.
Riflesso neuroendocrino
"L'esistenza dell'orgasmo femminile è intrigante per due motivi: da un lato, l'orgasmo femminile non è necessario per il successo riproduttivo, dall'altro questo riflesso neuroendocrino è troppo complesso per essere un incidente evolutivo", spiegano i ricercatori. Con "neuroendocrino" gli studiosi si riferiscono a una combinazione di stimolazione dei nervi e produzione di ormoni.
Il ruolo dell’orgasmo
Per testare la loro teoria i ricercatori hanno trattato i conigli femmina, che ovulano durante il sesso, con fluoxetina, un farmaco noto per inibire l'orgasmo. Hanno così scoperto che, dopo il trattamento, i conigli avevano il 30 per cento in meno di probabilità di ovulare rispetto ai conigli non trattati. Mentre non è noto l'esatto meccanismo che innesca l'ovulazione nei conigli, i ricercatori suggeriscono che poiché quando si ferma l'orgasmo si riduce anche l'ovulazione, l'orgasmo potrebbe quindi avere un ruolo nel rilascio degli ovuli. In conclusioni, gli autori dello studio ritengono che l'orgasmo induceva l'ovulazione e che questo sia "un meccanismo che esiste ancora in molti animali ma che ha perso il suo ruolo in altri".
Pochi orgasmi? Colpa dell’evoluzione
Lo studio fornisce evidenze sperimentali che vanno in questa direzione. "Questa scoperta aiuta a interpretare aspetti della sessualità femminile altrimenti difficili da spiegare, come il basso tasso di orgasmo femminile durante il rapporto sessuale", dicono i ricercatori. Studi precedenti hanno suggerito che i cambiamenti evolutivi hanno anche reso più difficile per le donne raggiungere l'orgasmo. Il clitoride, che per la maggior parte delle donne è quello che ha bisogno di essere stimolato per raggiungere l'orgasmo, si è spostato nel tempo in una posizione meno centrale, quindi non riceve più la stimolazione diretta durante la penetrazione.
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