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Quattro chiacchiere con David Bernardini titolare di una storica tappezzeria di Sansepolcro

Un’azienda nella quale il ricambio generazionale è realtà già da tempo
È titolare di una tappezzeria che da sempre si distingue per l’elevata qualità del suo lavoro. La professionalità della ditta Bernardini è riconosciuta non soltanto nel locale ma anche fuori dai confini del comprensorio, dove vengono apprezzate da sempre la capacità e la passione di Giuliano Bernardini e del figlio David, che sta sempre più raccogliendo il testimone del padre. La Tappezzeria Bernardini, che ha la propria sede in via dei Tarlati a Santa Fiora di Sansepolcro, vanta una esperienza alle spalle di oltre 50 anni di attività: tessuti di pregio, tende per interni ed esterni, tendaggi e zanzariere sono i prodotti forti, ma è specializzata anche nel restauro di divani, poltrone e sedie antiche. David, 43 anni, è oramai presente a pieno titolo da 25 in un’azienda nella quale il ricambio generazionale è realtà già da tempo.
Bernardini, cosa ha significato per voi il periodo del Covid-19?
“Inattività forzata, perché la nostra categoria non rientra fra quelle dei servizi essenziali. A parte qualche operazione interna di risistemazione dei locali, eseguita a saracinesche abbassate, siamo stati chiusi per due mesi, fino al 4 maggio, giorno nel quale abbiamo riaperto ma soltanto per la sanificazione; la vera riapertura è stata per noi quella dell’11 maggio. Il periodo buono per il nostro lavoro è quello che abbraccia i mesi di marzo, aprile e maggio, che – guarda caso – sono coincisi proprio con l’emergenza coronavirus”.
Dall’11 maggio a oggi è stata ripartenza vera?
“Il lavoro non manca - per fortuna - e diciamo che con l’inizio dell’estate l’attività ha ripreso abbastanza bene. Alla fine, siamo tipi che non ci lamentiamo, anche se ovviamente la mole di lavoro non è la stessa degli anni scorsi: la stima oscilla intorno al 30-40% in meno. Quello attuale è il periodo delle tende da sole e delle zanzariere, ma è bene ricordare che anche tutti i lavori avviati e sospesi durante il lockdown hanno poi ripreso. Quanto era rimasto pregresso, quindi, è andato a compimento, per cui vi sono risvolti positivi incoraggianti”.
Quanto influisce su un’attività come la vostra anche lo stato d’animo psicologico generale?
“Partiamo da una considerazione: qui dalle nostre parti, il virus ha girato, ma non più di tanto. Siamo stati fortunati e sicuramente anche bravi nel limitare di molto le conseguenze della pandemia, per cui tutto ciò ha contribuito se non altro a smorzare il clima di paura che avrebbe potuto crearsi se i contagi fossero stati in numero superiore e anche l’allarmismo avesse avuto valide ragioni per essere giustificato. Quando regna meno paura, la gente è più portata a muoversi, a fare acquisti e anche a interpellare artigiani come noi per eseguire qualche lavoro particolare”.
A livello di contributi provenienti dal governo, di che cosa avete finora beneficiato?
“Dei due bonus da 600 euro, poi adesso ho inoltrato la domanda relativa al bonus per l’affitto, nonostante ancora non siano usciti i relativi moduli da compilare. Un’altra richiesta è stata quella per i contributi a fondo perduto spettanti alle aziende che hanno accusato un calo di fatturato oltre il 30% nel raffronto con i numeri del marzo-aprile 2019”.
Preoccupazioni per un possibile ritorno del virus in autunno, come si sostiene da più parti?
“Penso che ancora dovremo aspettare gli ultimi mesi dell’anno: ottobre, novembre e dicembre. E’ il periodo nel quale si ripresenta l’influenza e a quel punto potremo renderci conto meglio dell’evoluzione che prenderanno le cose, ma credo che fino all’uscita del vaccino sarà dura, per cui dovremo continuare ancora a convivere con mascherine, distanziamenti, igienizzanti e sanificazioni. Ma sono un ottimista e di conseguenza vedo positivo”.
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