Opinionisti Francesco Del Teglia
Speriamo che me la cavo!
Quale futuro per le nostre scuole?
Il 14 settembre è la data fissata per la ripresa della scuola. Un evento, da salutare con gioia e speranza di un anno didattico soddisfacente per tutte le componenti. In tempi normali sicuramente. Ma stavolta no. Quell’appuntamento si carica di altri significati. Dopo i lunghi mesi contrassegnati dal lockdown, dalle aule vuote, dalla didattica a distanza, si ricomincia in presenza. Dai nefasti influssi del Covid 19 non siamo però ancora usciti, e il coronavirus, anche se in forma più blanda rispetto alla primavera scorsa, si fa ancora sentire. Così 30 milioni circa di persone, a tanto ammonta la popolazione scolastica tra alunni, docenti, personale di servizio, dirigenti, si rimettono in moto. Con apprensione, inutile negarlo. Perché muovere e mettere a contatto un numero così elevato di esseri umani, qualche preoccupazione la dà. E perché, diciamolo chiaramente, non è che il piano di rientro nelle sedi scolastiche sia stato sin qui formulato chiaramente ed efficacemente. Dalla questione dei trasporti per i ragazzi al distanziamento in classe, dall’uso delle mascherine all’organizzazione dei momenti ricreativi e di entrata-uscita, sino all’areazione corretta dei locali, paiono esserci ancora nebulose. Come del resto dicono – da settimane – docenti e dirigenti. In più la geniale trovata di fissare una settimana dopo l’appuntamento con le urne per referendum e amministrative varie. Urne che, come da malsana tradizione, sono spesso impiantate in edifici scolastici. Si torna a scuola ma una settimana dopo ci si ferma di nuovo per consentire il voto. Oltre allo stop della didattica appena iniziata, anche il problema di procedere poi all’accurata pulizia e igienizzazione dei luoghi che hanno ospitato migliaia di elettori prima di riconsegnarli agli abituali fruitori delle scuole. Alcune Regioni hanno chiesto di posticipare per questo l’inizio delle lezioni. Ma è indubbio che le amministrazioni comunali dovevano, almeno per questo anno particolare, trovare sedi alternative – che non mancano davvero – agli edifici scolastici per espletare la pratica elettorale. Perché, parliamoci chiaro: se la scuola che riprende farà segnare una nuova impennata nei contagi, di giovani e meno giovani, non si sospenderà solo l’attività scolastica, come purtroppo già avvenuto in altri Paesi europei, Francia e Germania in testa. Si arriverà ad un nuovo lockdown generalizzato di tutto il sistema Paese, con le ovvie e catastrofiche conseguenze che ne deriveranno. Incrociamo le dita allora, con la speranza che tutto vada bene. Al motto dell’italico “speriamo che me la cavo”.
Francesco Del Teglia
Giornalista pubblicista di lungo corso, è inviato fisso per Sansepolcro e la Valtiberina Toscana del quotidiano Corriere di Arezzo fin dalla sua nascita, nel 1985, ma vanta esperienze anche a livello televisivo e collaborazioni con periodici vari. Politica e sport i campi di particolare competenza professionale. È stato anche addetto stampa di vari enti.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
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