Opinionisti Francesco Del Teglia
Adios Diego
Per chi ama il calcio, il 25 novembre è stato giorno di lutto
Se n’è andato il più grande di tutti. Per chi ama il calcio, indistintamente dalla passione per la propria squadra del cuore, quello di mercoledi 25 novembre è stato giorno di lutto. La scomparsa di Diego Armando Maradona, arrivata improvvisa – ma forse non del tutto inaspettata – dall’Argentina, è stata come una coltellata. In questi giorni, in queste ore, tv, giornali e social sono intasati dal ricordo del Pibe de Oro. Inutile che aggiunga qualcosa per decantare le sue doti ed esaltare le prodezze di cui ci ha nutrito quando calzava gli scarpini bullonati nel rettangolo verde. Così come è inutile da parte mia accendere il trito tasto sulla sua vita scellerata e le sue scelte sbagliate. Nemmeno mi interessa e non ho certo la voglia di giudicare la conduzione di vita altrui. Diego l’ho conosciuto e apprezzato da calciatore. E ho avuto anche la fortuna e l’onore di vederlo dal vivo allo stadio. Ricordo in particolare due partite, una Firenze e l’altra a Bologna, quando guidava da leader il suo Napoli alla conquista dei trofei che stanno in bacheca nel club partenopeo. Diego era il calcio, sapeva fare tutto e lo faceva in maniera naturale. Giocava per sé stesso, per il club di appartenenza, ma anche per il pubblico, regalando perle di classe a getto continuo. A dispetto di un fisico non proprio da atleta, con quel baricentro basso e gambe corte ma esplosive, gli vedevi fare cose che ti chiedevi come. Restavi a bocca aperta ammirando i suoi virtuosismi in due metri, il suo magico sinistro, il dribbling stretto, il tiro potente e preciso. Era davvero il calcio Diego. Ne ho visti tanti dal vivo di giocatori forti dato che ho una certa età. I nostri Del Piero, Totti, l’adorato Baggio. E poi Zico, Platini, Messi, Ronaldo (entrambi, quello attuale della Juve e quello brasiliano dell’Inter). Ma nessuno come Diego, nessuno. Nessuno aveva la sua tecnica, nessuno era così decisivo e fondamentale come lui. Che ha vinto anche poco rispetto alla sua classe immensa. Se n’è andato il 25 di novembre. Guarda caso lo stesso giorno in cui se ne andò un altro formidabile calciatore, George Best, straordinario attaccante nordirlandese che fece grande il Manchester United. E guarda caso con le stesse modalità, di quando una vita condotta fra dissolutezze varie pone termine al percorso di un autentico campione che aveva deliziato generazioni sui campi di calcio. Che, ripeto, non giudico e non voglio commentare perché poi ognuno si sceglie l’esistenza che vuole. Resta solo, immortale, l’immagine e il ricordo della bellezza straripante del suo modo di essere calciatore e di aver regalato emozioni a chi adora lo sport più bello del Mondo. Adios Diego, grazie di tutto quanto ci hai regalato, Fenomeno eterno.
Francesco Del Teglia
Giornalista pubblicista di lungo corso, è inviato fisso per Sansepolcro e la Valtiberina Toscana del quotidiano Corriere di Arezzo fin dalla sua nascita, nel 1985, ma vanta esperienze anche a livello televisivo e collaborazioni con periodici vari. Politica e sport i campi di particolare competenza professionale. È stato anche addetto stampa di vari enti.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
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