Opinionisti Mariantonietta Nania

Il viaggio

E' il viaggio che ci scrosta dall'invisibilità, ci scuote e ci apre gli occhi

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Viaggio bel viaggio.

Io giramondo

giro la Terra nel giro rotondo (…)

Scrivo le cose sul diario di viaggio

giro la pagina e cambia il paesaggio (…)

Valli con fiumi, mari con monti

piccoli alberghi, grandi orizzonti (...)

C'è un modo per diventare invisibili: mimetizzarsi con ciò che ci fa da sfondo. La routine, l'abitudine, la consuetudine, ci trasformano in sfondo stesso per quel soggetto, il tempo, che comunque, passa. Non ne vediamo i segni, però. Sempre uguali allo specchio, sempre capaci, sempre padroni dei ritmi e degli spazi. Le persone che incontriamo sono sempre le stesse: soprammobili sugli scaffali della nostra vita; le conversazioni restano galleggianti sulle superfici, niente scalfisce, niente turba, niente cresce. Qualche volta evitiamo di proposito persone che non vediamo da tanto tempo, se compaiono, perché in quei casi scattano le domande “Come va? Come stai? Che c'è di nuovo?”, ma rispondere sinceramente, cioè ponendo prima a noi stessi  gli stessi quesiti, scalfirebbe le superfici e diventerebbe impegnativo. Così finiamo per dire “Tutto bene, si tira avanti, niente di nuovo, che non venga peggio!” Spesso siamo sinceri, ma il nostro mondo di emozioni non è così semplice e piatto, per questo a volte è molto più facile non affrontarlo e dalla mattina arrivare alla sera, dalla sera alla mattina e via così, “Anche per oggi siamo arrivati in fondo alla giornata”.

Il tempo, comunque, passa.

Staccarsi dal nostro quadrato di carta da parati, uscire dal consueto, ci espone immediatamente alla ”vita” e al nostro stesso sguardo.

E' il viaggio che ci scrosta dall'invisibilità, ci scuote e ci apre gli occhi. Guardando, rompendo lo schermo piatto della superficie, riusciamo a vedere noi stessi, a vedere l'altro e a crescere. Attori nel nostro film, non più comparse o spettatori.

Viaggiare ci ricorda che vivere è conservare e coltivare la curiosità, cercare, scoprire, confrontarci, metterci alla prova, svegliare meandri della mente assopiti per l'abitudine e per l'immobilità.

Viaggiare fa improvvisamente emergere alla nostra vista le immagini nascoste in quei quadri di puntini in cui sembra non essere raffigurato niente; emergono spessori, salite, discese e risorse interiori.

Viaggiare ci costringe a frugarci dentro e ci permette di ridimensionare le nostre vite in rapporto al mondo con cui abbiamo il coraggio e l'umiltà di confrontarci.

Viaggiare ci ricorda la nostra piccolezza e la nostra forza, ci restituisce la grandezza, la bellezza, la novità stimolante, dopo che l'abitudine ci aveva dato l'illusione di avere tutto sotto controllo, tutto noto, tutto a portata di mano.

Poi si torna a casa e lo specchio ci rimanda un'immagine nuova, più segnata, forse, ma più vera, più ricca e consapevole, affamata di altre esperienze e di movimento, fisico e interiore.

Forse il nostro pianeta è sferico perché i nostri piedi possano trovare l'equilibrio solo muovendosi, perché infinite strade possano incrociarsi, infiniti sguardi, mani, voci, silenzi.

Non è consentito, adesso. Dobbiamo “ballare sul posto” e tenere a bada la frustrazione senza perdere la curiosità e la voglia di crescere e incontrarci.

Leggere. Leggere libri e anime belle. Leggere è un po' come viaggiare. Ci fa aprire gli occhi.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi” Marcel Proust

Resistiamo nell'attesa, il mondo è ancora tondo.

Fine del viaggio, inizio del giorno

scendo dal letto e mi guardo intorno:

forse era sogno, forse era vero

forse ho viaggiato per il mondo intero.

Forse ho girato per tutto il mio letto,

avevo un libro e forse l'ho letto (…)

Bruno Tognolini,

Filastrocca dei quattro maghi del mondo

Mariantonietta Nania
© Riproduzione riservata
16/03/2021 10:45:55

Mariantonietta Nania

MARIANATONIETTA NANIA: Nata a Napoli nel 1970, vive da sempre tra Umbria e Toscana. Dopo la laurea in Pedagogia, una borsa di studio in Psicologia Sociale l’ha portata come ricercatrice in Egitto alla scoperta delle fiabe arabe. Al Cairo ha trascorso quasi tre importantissimi anni, anche insegnando al Liceo Scientifico internazionale italiano Leonardo da Vinci. Ha vissuto e lavorato a Roma e Palermo per stabilirsi poi a Sansepolcro (AR) e tornare all’insegnamento, ma nella Scuola Primaria. Ama viaggiare, leggere, scrivere, far foto, dipingere e cantare.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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