Ex Banca Etruria, ancora conferme che poteva andare diversamente

Le dichiarazioni di Fabio Faltoni, segretario provinciale coordinatore della FABI
Sono stati da poco pubblicati gli atti del convegno - a porte chiuse - organizzato a gennaio dalla Banca d’Italia sulle crisi bancarie.
In questa sede, il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera ha sostenuto che le crisi bancarie non possono essere risolte con il meccanismo della “risoluzione”, cioè con quel meccanismo previsto dalla direttiva UE BRRD – Bank Recovery and Resolution Directive e secondo il quale, detta in estrema sintesi, a pagare una crisi bancaria debbano essere i clienti possessori delle obbligazioni subordinate, come purtroppo accadde per BancaEtruria.
Questo sistema non va più bene, ha detto l’esponente del Ministero dell’Economia, tanto che la direttiva UE ha bisogno di una revisione; aggiungendo come in Italia - negli ultimi quattro anni - abbiamo proprio cercato soluzioni diverse dalla “BRRD”, per salvare le banche.
Parere autorevole, quello del dg del Tesoro, che si allinea a quanto già in passato sostenuto dal Governatore della Banca d’Italia, dal presidente dell’ABI – Associazione Bancaria Italiana e da tanti altri rilevanti esponenti delle varie istituzioni economiche e politiche.
E non va dimenticato quanto mesi fa sentenziò la Corte di Giustizia dell’UE che, smentendo clamorosamente e ripetutamente le decisioni prese a suo tempo dalla Commissione UE alla Concorrenza, sostenne di fatto - in una estrema semplificazione – che anche BancaEtruria si poteva salvare grazie all’intervento del FITD – Fondo Interbancario Tutela dei Depositi; lo stesso presidente del Fondo, lo ha confermato in udienza al Tribunale di Arezzo nel marzo scorso.
Così, alzando lo sguardo da Arezzo verso Roma e Bruxelles, ci sarà qualcuno che - per certe scelte sbagliate - pagherà, o chiederà conto o almeno si scuserà, per tutto quello che è successo a BancaEtruria, ai clienti, ai dipendenti, ai vari esponenti e stakeholder, ai territori?
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