Il successo della Perugina: dagli Spagnoli ai Buitoni
Nel primo dopoguerra la Perugina si affermò sul mercato nazionale e internazionale
La famiglia Spagnoli - Il 27 febbraio 1899 Luisa Sargentini, nata a Perugia il 30 ottobre 1877, si sposò con Annibale Spagnoli, nato ad Assisi l’8 settembre 1872; lei faceva la sarta, lui si guadagnava da vivere suonando, ma all’epoca del matrimonio svolgeva il servizio militare a Mantova dove la giovane coppia si trasferì. Qui il 12 gennaio 1900 nacque il loro primogenito che fu chiamato Mario. Terminato il servizio militare i due coniugi tornarono a Perugia nel 1901, dove il 19 settembre nacque il secondogenito Armando e dove decisero di investire i loro risparmi e la liquidazione ricevuta dall’Esercito in un negozio di drogheria in via Alessi «dove si lavoravano confetture a mano», come annotò Annibale Spagnoli qualche anno dopo in una sua memoria. I coniugi Spagnoli ben presto mostrarono la volontà di meccanizzare la produzione che fu avviata con questo nuovo sistema nel 1904. Un esordio comunque non facile, sostenuto anche da prestiti finanziari da parte dei familiari. Nello stesso tempo la famiglia crebbe: l’8 luglio 1903 nacque Maria che però morì il 30 agosto del 1904 e poi il 17 febbraio 1905 nacque Aldo.
Forse nuove difficoltà finanziarie portarono Annibale Spagnoli, agli inizi del 1906, ad unirsi in società con Francesco Amici, proprietario di un pastificio ad Assisi, ma un anno dopo la società era già sciolta anche se furono acquistati nuovi e moderni macchinari che nei mesi successivi avrebbero notevolmente incrementato la produzione quando i coniugi Spagnoli si unirono con altri soci e fondarono la Perugina.
La famiglia Buitoni - Dal 1828 la famiglia Buitoni gestiva un pastificio che si era molto sviluppato negli ultimi decenni dell’Ottocento sotto la guida di Giovanni sr., primogenito dei fondatori, che di fronte a una domanda crescente aveva dovuto scegliere se potenziare gli impianti della fabbrica di Sansepolcro oppure se costruire nuovi stabilimenti là dove il mercato presentava prospettive favorevoli. Scelse quest’ultima strada, soprattutto in considerazione della forte incidenza dei costi di trasporto e dei lunghi tempi di consegna. Oltre che a Città di Castello e a Livorno, fu così che i Buitoni arrivarono a Perugia, dove divennero soci del piccolo pastificio Sabatini, di cui nel 1878 assunse la carica di direttore, a soli 19 anni, il quarto figlio di Giovanni sr., Francesco. Quest’opificio era e restò di fatto un esercizio semi-artigianale e sarà proprio la marginalità dell’impianto perugino che porterà nei primi anni del Novecento, Francesco Buitoni, a impegnarsi in nuove attività imprenditoriali da affiancare a quella pastaria della famiglia: nel 1901 fu azionista e fondatore della Società anonima per la fabbricazione dei fiammiferi igienici, poi si impegnò nella Società di maioliche Deruta e alla fine si affermò nel settore dolciario con quella che diverrà la famosa Perugina.
La nascita della Perugina - Infatti nel 1907 si costituì la «Società perugina per la fabbricazione dei confetti»: i quattro soci fondatori erano Francesco Buitoni, Francesco Andreani di Umbertide, Leone Ascoli e Annibale Spagnoli. Quest’ultimo, rispetto agli altri tre, era il personaggio meno in vista nella Perugia di inizio Novecento e l’unico a non essere iscritto alla massoneria. Invece il Buitoni e l’Andreani erano ben inseriti anche a livello politico essendo consiglieri comunali dal 1893 e l’Ascoli apparteneva a una famiglia ebrea, proprietaria di un’azienda tessile.
Nella nuova società Francesco Buitoni era il rappresentante legale, mentre Annibale e Luisa Spagnoli, per la loro esperienza tecnica, erano responsabili della produzione dirigendo i 15 dipendenti. Dal laboratorio, che lo storico Valerio Corvisieri immagina piccolo, rumoroso e caldo, all’inizio uscirono i confetti, ma ben presto seguirono altri prodotti come cioccolate e caramelle. Nel 1908 c’era già un reparto femminile per la decorazione delle confetture, diretto da Luisa Spagnoli.
Lo scontro commerciale con le affermate aziende dolciarie del Nord Italia fu inevitabile. La «Società Perugina per la Fabbricazione dei Confetti», scrive Corvisieri, «osava troppo, segno che Spagnoli e soci pensavano “in grande”» ed entrò in crisi finanziaria, sembra anche per una incauta gestione amministrativa, tanto che ci fu chi la ribattezzò «Società Perugina per la Fabbricazione degli effetti».
Luisa Spagnoli e Giovanni Buitoni - Per rimettere a posto i conti dell’azienda Francesco Buitoni pensò a suo figlio Giovanni che alla fine del 1909, a soli diciotto anni, entrò in azienda e la sua determinazione e le sue idee innovatrici riportarono il bilancio in attivo già dal 1910 e soprattutto concentrò il mercato di vendita nell’Italia centro-meridionale, allontanandosi dalla concorrenza delle fabbriche piemontesi e lombarde.
I Buitoni dirigevano la parte commerciale e amministrativa dell’azienda, ma la produzione e la direzione tecnica rimase in mano ad Annibale e Luisa Spagnoli fino al 1917-18.
Se Giovanni Buitoni jr. aveva soltanto diciotto anni quando entrò in Perugina, il figlio primogenito dei coniugi Spagnoli, Mario, ne aveva appena tredici. Mario Spagnoli affiancò la mamma dal 1913 e insieme al fratello Armando collaborò con lei negli anni difficili della prima guerra mondiale quando Luisa Spagnoli, con gli uomini al fronte, guidò da sola l’azienda e mostrò tutte le sue doti imprenditoriali. Così per merito degli Spagnoli la Perugina riuscì a fare profitti anche nel periodo bellico. Intanto la produzione dall’estate del 1915 si era trasferita nel nuovo stabilimento di Fontivegge, mentre nella sede originaria di via Alessi era rimasto il punto vendita, ma anch’esso fu chiuso nel 1919 sostituito da un altro negozio in una zona più prestigiosa di Perugia (l’attuale piazza della Repubblica).
Nel dopoguerra la Perugina, per la qualità del prodotto e per la sua organizzazione, si affermò sul mercato nazionale prima e internazionale poi. Mario Spagnoli sostituì il padre Annibale alla direzione tecnica, mentre Giovanni Buitoni riprese, dopo l’interruzione della chiamata alle armi, a dirigere la società. Sono questi gli anni di grande affiatamento nel lavoro fra Giovanni, Mario e Luisa. Nel 1922 nacque il famoso “Bacio”, ma in quegli anni molti furono i nuovi prodotti di successo creati da Luisa e anche altri creati da Mario che con le sue competenze tecniche e la sua esperienza caratterizzò sempre di più l’importanza della cioccolata nella produzione della Perugina.
Nella sfera privata Mario e Giovanni rinforzarono la loro amicizia, mentre Giovanni (seppure 14 anni più giovane) e Luisa divennero amanti, senza peraltro diventare protagonisti delle cronache mondane.
Nella sfera societaria invece Giovanni Buitoni forzò la mano per acquisire l’intera proprietà della Perugina rivendicando che era stata «concepita nella sua attuale grandezza, organizzata e finanziata esclusivamente» dalla famiglia Buitoni ed evidenziando che se era vero che gli Spagnoli erano stati dei validissimi collaboratori era altrettanto vero che l’attuale Perugina era «ideata, voluta, preparata ed attuata esclusivamente» da lui. Queste furono le espressioni che usò Giovanni nei confronti dei tre soci del padre Francesco nel novembre del 1922. Affermazioni eccessive e dure che aprirono un aspro litigio. In questa trattativa la famiglia Buitoni, minacciando il ritiro delle firme di avallo dei mutui da parte della Buitoni di Sansepolcro, liquidò i vecchi soci sottoscrivendo l’81,4% del capitale azionario e lasciò il 18,6% alla famiglia Spagnoli. Annibale Spagnoli, che già dal settembre 1920 aveva manifestato problemi di salute per l’eccessivo carico di lavoro, per la frustrazione di un ruolo subordinato a quello di Giovanni Buitoni e anche per la relazione sentimentale tra quest’ultimo e sua moglie Luisa, dopo il 28 febbraio 1923 non mise più piede a Fontivegge, «offeso e amareggiato per il mancato riconoscimento dei suoi particolari meriti nell’affermazione della Perugina», scrive Valerio Corvisieri, peraltro tributati invece dalla stampa locale. La diatriba di Annibale Spagnoli contro la famiglia Buitoni non si chiuse pacificamente, ma ebbe un seguito nelle aule dei tribunali. Intanto però il 16 ottobre 1923 nacque la «Perugina», con il nome come lo conosciamo oggi ma soprattutto in forma di società anonima per azioni, e il 30 ottobre successivo fu presentata ufficialmente a Mussolini e allo stato maggiore del Partito nazionale fascista in visita a Perugia per l’anniversario della “marcia su Roma”. Nella nuova società Mario Spagnoli e i fratelli Armando e Aldo ricevettero le quote azionarie dalla madre e, nel 1923 Armando e nel 1925 Mario, entrarono a far parte del Consiglio di Amministrazione anche del pastificio di Sansepolcro
Riferimenti bibliografici:
- G. Buitoni, Storia di un imprenditore, Milano, 1972;
- “Sulla bocca di tutti”. Buitoni e Perugina una storia in breve, a cura di G. Gallo, Perugia 1990;
- V. Corvisieri, Una famiglia di imprenditori del Novecento. Gli Spagnoli da Assisi a Perugia (1900-1970), Perugia 2001;
- F. Chiapparino – R. Covino, La fabbrica di Perugia. Perugina 1907-2007, Perugia 2008;
- V. Corvisieri, Luisa Sargentini Spagnoli: nuovi particolari biografici, in “Proposte e ricerche”, XXXVII, 72, 2014, pp. 145-155;
- C. Cherubini, Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione di Sansepolcro e della Valtiberina toscana, Sansepolcro 2016.
Claudio Cherubini
Imprenditore e storico locale dell’economia del XIX e XX secolo - Fin dal 1978 collabora con vari periodici locali. Ha tenuto diverse conferenze su temi di storia locale e lezioni all’Università dell’Età Libera di Sansepolcro. Ha pubblicato due libri: nel 2003 “Terra d’imprenditori. Appunti di storia economica della Valtiberina toscana preindustriale” e nel 2016 “Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione a Sansepolcro e in Valtiberina toscana (1861-1940)”. Nel 2017 ha curato la mostra e il catalogo “190 anni di Buitoni. 1827-2017” e ha organizzato un ciclo di conferenza con i più autorevoli studiosi universitari della Buitoni di cui ha curato gli atti che sono usciti nel 2021 con il titolo “Il pastificio Buitoni. Sviluppo e declino di un’industria italiana (1827-2017)”. Ha pubblicato oltre cinquanta saggi storici in opere collettive come “Arezzo e la Toscana nel Regno d’Italia (1861-1946)” nel 2011, “La Nostra Storia. Lezioni sulla Storia di Sansepolcro. Età Moderna e Contemporanea” nel 2012, “Ritratti di donne aretine” nel 2015, “190 anni di Buitoni. 1827-2017” nel 2017, “Appunti per la storia della Valcerfone. Vol. II” nel 2017 e in riviste scientifiche come «Pagine Altotiberine», quadrimestrale dell'Associazione storica dell'Alta Valle del Tevere, su «Notizie di Storia», periodico della Società Storica Aretina, su «Annali aretini», rivista della Fraternita del Laici di Arezzo, su «Rassegna Storica Toscana», organo della Società toscana per la storia del Risorgimento, su «Proposte e Ricerche. Economia e società nella storia dell’Italia centrale», rivista delle Università Politecnica delle Marche (Ancona), Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi “G. d’Annunzio” (Chieti-Pescara), Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi della Repubblica di San Marino.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.