Opinionisti Claudio Cherubini

Italiani, ma soprattutto antifascisti

I partiti italiani di destra tentano di riscrivere la storia modificando la verità dei fatti

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Siamo un paese che ancora non ha fatto i conti con il proprio passato. Questo accade quando l’ideologia politica sopraffa i fatti della storia. Per alcuni politici l’ideologia è alimentata anche dall’ignoranza e dalla superficialità e ignorando la realtà dei fatti gli stessi si adoperano a riscrivere la storia.

In questo contesto accade così che nel 2023 la presidente del Consiglio dei ministri non riesce a dire che i morti delle Fosse Ardeatine sono vittime del nazifascismo, così come il Fonzi della serie televisiva Happy days non riusciva a dire “Ho sbagliato”. E come Fonzi diventa imbarazzante vederla quando insiste a dire che erano italiani senza ammettere che erano antifascisti.

Con il contributo dell’Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano, fin da subito si era cercato di far passare come vittime i 33 soldati tedeschi morti nell’attentato di via Rasella il 23 marzo 1944, mentre i 335 morti alle Fosse Ardeatine, fucilati dai tedeschi il giorno dopo per rappresaglia, venivano definiti come vittime sacrificali al posto di coloro che erano sfuggiti all’arresto. Il giornale del Papa non pensò che ci potessero essere altri colpevoli, né volle considerare che tra rastrellamenti di civili da parte dei nazifascisti e attentati ai tedeschi, sotto i bombardamenti degli Alleati che erano sbarcati ad Anzio, a Roma in quei giorni si stava combattendo una guerra. Si doveva screditare i partigiani comunisti. Si misero in giro voci che l’eccidio si sarebbe evitato se i partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica, esecutori dell’agguato al battaglione tedesco, si fossero costituiti e che le 335 vittime erano morte al posto di questi partigiani comunisti. Saranno gli stessi capi nazisti nel dopoguerra, nel corso dei processi a confermare che non c’era stata alcuna richiesta agli attentatori di presentarsi e neppure nessun avvertimento di rappresaglia (peraltro proibita dalle convenzioni internazionali fin dal 1907): loro dovevano soltanto vendicare la morte dei soldati tedeschi e per la prima volta l’ordine era di farlo in rapporto di uno a dieci (fino ad allora si sapeva soltanto che chi attentava la vita di un soldato tedesco avrebbe pagato con la morte); in più dovevano farlo velocemente e di nascosto perché se si fosse saputo che stavano per fucilare 330 uomini, i comandanti nazisti temevano che Roma sarebbe insorta. Entro 24 ore dall’attentato di via Rasella, come ordinato da Hitler, vennero fucilati 335 persone, nessuna coinvolta nell’attentato. I morti furono di più perché Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, e il suo braccio destro Erich Priebke con la complicità del questore fascista Pietro Caruso che fornì alcuni nominativi, sbagliarono i prelevamenti e la criminalità nazista uccise anche i cinque in più, tanto erano ebrei o antifascisti, “comunisti badogliani” e soprattutto erano testimoni scomodi, dirà in un processo il maggiore delle SS Karl Hass.

I partiti politici italiani di destra che in questi ultimi decenni hanno raccolto un maggior consenso, hanno portato al potere personaggi che si sentono più vicini ai fascisti che a coloro che hanno combattuto per un’Italia democratica celebrata il 25 aprile e per questo si ostinano a difendere la dittatura fascista e i suoi crimini e in modo sottile e bieco tentano di riscrivere la storia modificando la verità dei fatti.

Claudio Cherubini
© Riproduzione riservata
27/03/2023 09:15:50

Claudio Cherubini

Imprenditore e storico locale dell’economia del XIX e XX secolo - Fin dal 1978 collabora con vari periodici locali. Ha tenuto diverse conferenze su temi di storia locale e lezioni all’Università dell’Età Libera di Sansepolcro. Ha pubblicato due libri: nel 2003 “Terra d’imprenditori. Appunti di storia economica della Valtiberina toscana preindustriale” e nel 2016 “Una storia in disparte. Il lavoro delle donne e la prima industrializzazione a Sansepolcro e in Valtiberina toscana (1861-1940)”. Nel 2017 ha curato la mostra e il catalogo “190 anni di Buitoni. 1827-2017” e ha organizzato un ciclo di conferenza con i più autorevoli studiosi universitari della Buitoni di cui ha curato gli atti che sono usciti nel 2021 con il titolo “Il pastificio Buitoni. Sviluppo e declino di un’industria italiana (1827-2017)”. Ha pubblicato oltre cinquanta saggi storici in opere collettive come “Arezzo e la Toscana nel Regno d’Italia (1861-1946)” nel 2011, “La Nostra Storia. Lezioni sulla Storia di Sansepolcro. Età Moderna e Contemporanea” nel 2012, “Ritratti di donne aretine” nel 2015, “190 anni di Buitoni. 1827-2017” nel 2017, “Appunti per la storia della Valcerfone. Vol. II” nel 2017 e in riviste scientifiche come «Pagine Altotiberine», quadrimestrale dell'Associazione storica dell'Alta Valle del Tevere, su «Notizie di Storia», periodico della Società Storica Aretina, su «Annali aretini», rivista della Fraternita del Laici di Arezzo, su «Rassegna Storica Toscana», organo della Società toscana per la storia del Risorgimento, su «Proposte e Ricerche. Economia e società nella storia dell’Italia centrale», rivista delle Università Politecnica delle Marche (Ancona), Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi “G. d’Annunzio” (Chieti-Pescara), Università degli Studi di Macerata, Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi della Repubblica di San Marino.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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