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Deejay morta in Sicilia, la procura chiede l’archiviazione

“Viviana uccise Gioele e si gettò da un traliccio”

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È l’epilogo di un’inchiesta durata quasi un anno, e la pietra tombale sulle speranze di un marito e padre che non si è mai voluto rassegnare all’idea che la moglie avesse ucciso se stessa e il figlioletto. La moglie bella, amata e fragile, Viviana Parisi, dj torinese di 41 anni scomparsa il 3 agosto scorso con il piccolo Gioele dopo un incidente in una galleria sull’autostrada Messina Palermo e ritrovata morta cinque giorni dopo, ai piedi di un traliccio dell’Enel.

Lui, il bambino di quattro anni, o meglio quel che restava di lui, fu ritrovato una settimana dopo da un volontario in un boschetto a circa un chilometro di distanza, il 19 agosto. Ucciso dalla madre, dicono adesso i verbali, sotto le cui scarpe è stata trovata la stessa vegetazione (semi di erica arborea) caratteristica del boschetto dove sono stati rinvenuti i resti di Gioele. Probabilmente strangolato perché niente altro aveva la donna oltre alle sue mani. Mani fortissime, che sono riuscite ad arrampicarsi poi su un traliccio fitto ed elettrificato: la perizia dice adesso che il suo corpo non è mai stato rimosso da lì. È caduto poche ore dopo scomparsa e si è decomposto, senza che nessuno lo abbia toccato.

Storia atroce, come atroce è il dettaglio dei sandaletti tolti al bambino prima di ucciderlo (questo dicono i periti, dopo averle analizzate) e di consegnarlo in preda alla follia a quel Dio che la donna pregava ossessivamente per strada o declamando testi della Bibbia al balcone. Unico sollievo in questa ricostruzione dei fatti, se di sollievo si puó parlare, è l’esclusione di un’ipotesi ancora più atroce, quella che la donna si fosse suicidata e il piccolo fosse rimasto a vagare da solo, prima di morire di stenti o perché aggredito da animali.

La procura di Patti guidata da Angelo Cavallo, dopo il deposito delle perizie da parte del gigantesco pool di consulenti che per undici mesi ha lavorato sui due corpi, si appresta a chiudere l’inchiesta con un’archiviazione: é stato un omicidio-suicidio. Non sono stati uccisi, non ci sono segni di arma da fuoco né di colpi agli organi vitali, e il colore rosaceo delle gengive di entrambi - che i consulenti del padre, Daniele Mondello, ritengono la prova di una morte lenta per asfissia - secondo i periti della procura non è significativo di nulla.

Per la procura è stata lei a uccidere a uccidersi, fuori di sé, con le sue manie di persecuzione addosso, lei che da mesi vedeva ovunque nemici, aggressori e spie, lei che aveva preso la macchina e fatto rotta verso Palermo dopo avere detto al marito che avrebbe fatto solo un salto a Milazzo per comprare le scarpette nuove al bambino. Se fosse andata via per farla finita o se l’incidente in galleria abbia innescato una crisi questo non potrá dirlo più nessuno. Anche se l’ “autopsia psicologica” firmata dal professore Massimo Picozzi propende per la seconda tesi. L’incidente, nella sua mente fragile, sarebbe stato provocato da nemici che solo lei vedeva.

“Abbiamo consegnato i nostri figli al demonio”, scriveva al marito negli sms acquisiti agli atti. “Stai rovinando una famiglia, curati, prendi le pillole”, la implorava lui che per due volte l’aveva portata in ospedale: la prima, a marzo, al pronto soccorso di Barcellona Pozzo di Gotto, per avere dato segni di squilibrio; la seconda, tre mesi dopo, perché la donna aveva ingerito farmaci con l’intenzione - secondo la procura - di suicidarsi. A giudizio del marito solo un errore di sovradosaggio. Era lui a scriverle sul telefono: “Prendi le pillole, se ami tuo figlio″. E ancora: ″Hai rovinato la nostra famiglia, vergognati, mi dispiace solo per mio figlio che non si meritava questo”. Lo faceva per scuoterla, aggrappato a una speranza di malessere transitorio e di facile guarigione, mandandole perfino lo screenshot di un corso su “paranoia e manie di persecuzione. L’intervento attraverso la psicoterapia breve strategica″ e, subito dopo, un messaggio accorato: ″Leggi bene, non essere presuntuosa, questo è il problema, io ti sono stato vicino per aiutarti, ma tu non vuoi farti aiutare e stai distruggendo la vita di nostro figlio, la tua e la mia e stai facendo soffrire la tua famiglia e la mia, per una volta ascolta chi ti vuole veramente bene″.

Dietro quella famigliola che si amava e che proprio in quei mesi provava a ripartire dalla musica - la passione di Daniele e Viviana, diventata lavoro - c’era una tragedia immensa che i familiari e gli amici conoscevano. Perché in questa situazione il marito l’abbia lasciata andare in macchina con il bambino é tema complesso e ingiudicabile, come complesse sono le relazioni tra familiari nel caso di disagi mentali. E chissà che nella sincera ostinazione di Daniele Mondello nell’escludere l’omicidio-suicidio ci sia l’impossibilitá di fare i conti con i propri rimorsi.

Il 3 agosto, giorno della scomparsa, fará comunque la fiaccolata che aveva organizzato “per chiedere giustizia e verita’”. E a breve avrá anche i corpi per il funerale.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
30/07/2021 05:33:36


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