Notizie Nazionali Economia

Lavoro, in un anno di pandemia 42 mila neogenitori si sono licenziati. Il 77% sono donne

Alla base delle dimissioni ci sono le difficoltà a conciliare professione e famiglia

Print Friendly and PDF

Il 77% dei neogenitori che hanno lasciato il lavoro nell’anno della pandemia sono donne. Un effetto del “gender gap” che vede l’Italia agli ultimi posti nell’Unione Europea per tasso di occupazione femminile. «Esiste una profonda differenza di genere  nel dato relativo alle motivazioni delle dimisioni- rileva il rapporto dell’Ispettorato nazionale del lavoro-. In quanto la difficoltà di esercizio della genitorialità in maniera compatibile con la propria occupazione è quasi esclusivamente femminile. Le segnalazioni di difficoltà di conciliazione per ragioni legate ai servizi di cura o ragioni legate all'organizzazione del lavoro, infatti, riguardano donne in una percentuale tra il 96% e il 98%. La prevalente motivazione delle convalide riferite a uomini è invece il passaggio ad altra azienda». Nel 2020 ci sono state 42 mila dimissioni di genitori di bambini da zero a tre anni. Il dato arriva dall'Ispettorato nazionale del lavoro che segnala come le donne siano il 77% del totale delle persone che si sono dimesse. Oltre il 92% delle dimissioni e risoluzioni consensuali riguarda lavoratori inquadrati come operai o impiegati, con un'età tra i 29 e i 44 anni e nell'88% dei casi la decisione di lasciare il lavoro è presa nei primi 10 anni di servizio. Nell'anno della pandemia sono diminuite rispetto al 2019 più le dimissioni dei padri (-31,1%) rispetto a quelle delle madri (-13,6%).
Cessazioni richieste
Le cessazioni da rapporto di lavoro complessive nel 2020 sono state oltre 9 milioni con un calo del 17,7% sul 2019. La motivazione prevalente è la scadenza del contratto, che coinvolge più di 6 milioni di rapporti (-17,6% sul 2019). Le cessazioni richieste dal lavoratore e dalla lavoratrice, comprese le dimissioni (categoria all'interno della quale si inseriscono le dimissioni convalidate, ovvero quelle che riguardano genitori di figli con meno di tre anni) sono state 1,5 milioni (-15,1%). La condizione di genitorialità - si legge nel Rapporto Inl- ha strutturalmente un impatto diverso sulla partecipazione al mercato del lavoro di uomini e donne. Sussiste infatti una relazione tra la diminuzione degli indicatori relativi alla partecipazione e all'occupazione in coincidenza della maternità e in relazione al numero dei figli. In presenza di figli la partecipazione maschile aumenta e quella femminile si riduce. Il passaggio avviene col primo figlio e si incrementa con il secondo, senza particolari differenziazioni a livello territoriale. Questa dinamica ha valori più elevati nella classe di età 25-34.
Trend
La dinamica è inversa anche per l'inattività. In presenza di figli aumenta l'inattività delle donne e diminuisce quella degli uomini. L'occupazione delle donne con un caponucleo tra i 20 e i 50 anni è al 60% in assenza di figli tra zero e un anno nel nucleo familiare e al 50% con un figlio minore di un anno mentre nella stessa fascia l'occupazione maschile è all'86% senza figli tra zero e un anno e al 90% in presenza di neonati. Su 42.377 convalide arrivate da neogenitori la tipologia di recesso più frequente è costituita dalle dimissioni volontarie (oltre il 94%) mentre le dimissioni per giusta causa e le risoluzioni consensuali sono pari rispettivamente a circa il 4% e al 2% del totale. Il 77,4% si riferisce a donne. Sul complesso dei richiedenti, il 61% ha un figlio, il 32% due figli e il 7% più di due. L'età del figlio che più incide in questo fenomeno è quella fino ad un anno, quindi prevale l'esigenza di primo accudimento. L'86% delle convalide è di italiani. Il 92% delle dimissioni arriva da impiegati e operai. Circa la metà dei neogenitori che lasciano il lavoro hanno iniziato a lavorare da meno di tre anni.
Settori
L'ambito produttivo in cui le convalide sono maggiormente concentrate permane il terziario, settore con significativa presenza femminile a cui si riferiscono oltre il 72% dei provvedimenti adottati; rilevante anche il dato dell'industria, pari a circa il 15% del totale e dell'edilizia, pari a poco più del 3% del totale. Sul totale delle convalide, la motivazione più frequente continua ad essere la difficoltà di conciliazione dell'occupazione lavorativa con le esigenze di cura della prole sia per ragioni legate alla disponibilità di servizi di cura (38% del totale delle causali) che per ragioni di carattere organizzativo riferite al proprio contesto lavorativo (20% del totale delle motivazioni indicate).

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
22/09/2021 13:59:09


Potrebbero anche interessarti:

Ultimi video:

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Bisogna essere registrati per lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account, è facile!


Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui ora.


Accedi

0 commenti alla notizia

Commenta per primo.

Archivio Economia

San Marino, è qui il nuovo paradiso fiscale: tasse al 6% per 10 anni >>>

Meno tasse per chi guadagna meno di 50mila euro: così può cambiare l'Irpef >>>

Vino Nobile di Montepulciano in salute: crescono produzione e mercato interno >>>

Angelo Gaja, il genio che ha cambiato il modo di fare il vino in Italia >>>

Bonus ristrutturazione 2024: dai beneficiari ai lavori ammessi. Tutto quello che c'è da sapere >>>

Case green: è allarme costi riqualificazione e svalutazione degli immobili >>>

Fisco, più tempo per pagare i debiti. Cartelle non riscosse stralciate in 5 anni >>>

Olio extravergine d’oliva, la crisi climatica infiamma i prezzi e crollano i consumi italiani >>>

Borghese: "Pago anche gli stagisti, offro 13ma e 14ma e aiuto il personale a trovare casa" >>>

Meno tasse per chi guadagna meno di 50mila euro: così può cambiare l'Irpef >>>