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Pio Albergo Trivulzio, chiesta l’archiviazione dell’inchiesta per le morti da Covid

I parenti: “Elusa la domanda di giustizia”

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La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulle morti da Covid nel Pio Albergo Trivulzio, la storica casa di cura milanese. «Non è stata acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari, causalmente rilevanti nei singoli decessi, in ordine all'assistenza prestata» spiegano i pm. Anzi, nell’atto si legge ancora, «con riguardo ai singoli casi, neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche, diverse dalle criticità generali riguardo le misure protettive o di contenimento del Covid che possano con verosimiglianza avere inciso sul contagio». È emersa, comunque, «una certa sottovalutazione iniziale del rischio dei contagi da Covid da parte della dirigenza del Pio Albergo Trivulzio di Milano che nel primo periodo di diffusione dell'epidemia era preoccupata soprattutto di evitare 'allarmismi'».

L'inchiesta della Guardia di Finanza era nata nell'aprile 2020 partendo da alcune denunce sporte da famigliari di ospiti, per lo più deceduti, al Pio Albergo Trivulzio, in cui si contestavano deficienze e irregolarità nella gestione dell'emergenza determinata dalla diffusione del Covid-19. Gli accertamenti, svolti anche con la collaborazione di un collegio di esperti in medicina legale, medicina del lavoro, epidemiologia e infettivologia, hanno riguardato l'esame di circa 400 cartelle cliniche di pazienti ospitati nella struttura nel periodo gennaio-aprile 2020. 

In quei mesi, il 33% delle morti registrate al Trivulzio, che sono state oltre 300, come emerso dalla consulenza, sarebbe attribuibile con alta probabilità al Covid e nello stesso periodo si era registrato un tasso di mortalità del 40% più alto rispetto a periodi 'normali' e sempre riconducibile al Coronavirus.

La struttura è stata uno dei centri su cui la prima ondata di Covid si è abbattuta con conseguenze più drammatiche. Moltissimi anziani ricoverati nella Rsa hanno perso a vita per il dilagare del virus, morendo soli, senza il conforto dei parenti. L’Associazione Felicita, che riunisce i familiari delle vittime del Pio Albergo Trivulzio, si dice delusa ma non sorpresa dall’archiviazione: «La domanda di verità e giustizia , è stata elusa dalla Procura (e non solo), che – sottolinea Alessandro Azzoni, presidente di Felicita mai dato spazio all'ascolto di nessuno dei 150 firmatari dell'esposto collettivo presentato dall'Associazione». I toni sono duri. 

«Sin da subito, con fiducia - prosegue Azzoni - l'Associazione Felicita per i diritti nelle Rsa, quale parte diligente e attiva si è messa a disposizione degli inquirenti, raccogliendo le testimonianze di numerosi familiari dei degenti della struttura e degli operatori sanitari», ma nessuno di questi è mai stato chiamato a testimoniare. «Una narrazione - scrive ancora Azzoni in un nota - volta a giustificare e a rendere accettabile un'immunità giudiziaria generale (tutti colpevoli, nessun colpevole) e a sottrarre al diritto penale il giudizio sui fatti in nome del carattere straordinario, incontrollabile e imprevedibile del fenomeno pandemico. Il diritto alla particolare protezione degli anziani in quanto popolazione fragile, garantito dalla Costituzione, comporta l'obbligo/dovere del sistema sanitario e assistenziale ad approntare strumenti adeguati alla complessità del compito».

Nell’ambito dell’inchiesta, era indagato per omicidio colposo, epidemia colposa e violazione delle regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro,  l’ex direttore generale della struttura, Giuseppe Calicchio. Lo stesso Pio Albergo Trivulzio era sotto indagine per responsabilità amministrativa. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
19/10/2021 05:21:00


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