Sestino, il poligono dei cinghiali
Lunga “guerra” tra Parco di Carpegna e Riserva naturale Toscana
Non bastava il Covid-19: a preoccupare l’economia di settore - gli allevatori dei suini - a porre interrogativi sulla nostra salute c’è lo spettro della peste suina africana, che ha messo in mini lockdown già 114 Comuni in Piemonte e Liguria.
Un problema ancora lontano dall’area del Sasso di Simone e dalle nostre case. Ma il “poligono del Sasso di Simone” registra una lunga “guerra” tra Parco di Carpegna e Riserva Naturale Toscana, che interessa direttamente Sestino. E i cinghiali sono un’arma “viandante”.
Quando gli studiosi di scienze naturali riavviarono indagini moderne sull’area in questione, non c’era presenza di cinghiali, né del lupo, scomparso da qualche secolo. Era il 1971 e David Ubaldi e Giulio Pisa, pubblicavano i loro studi, e poi veniva ripreso, l’esame dell’area, nel 1973 nel III Simposio Nazionale sulla Conservazione della Natura, tenuto a Bari nel maggio, appunto, del 1973, e gli studi confluivano nella prima “proposta per la costituzione di una Riserva Naturale” attorno al Simone e al Simoncello.
Ma del problema se ne impadronirono varie “centurie” locali e dalla “Città del Sole” si è passati alla “Riserva dei Cinghiali”. Il “soggetto”, oltre che sanitario e ambientale, è, oggi, burocratico.
La divisione dell’area tra Parco Interregionale di Carpegna/Pennabilli e Riserva naturale Toscana, complica la difesa del territorio dai cinghiali, rimanendo in tema. Accade, infatti, che i due Enti organizzano sempre “battute” per contenere il gran numero degli animali ma la coerenza non è abitudine, i calendari sono differenti. Se la “caccia” la organizza il Parco interregionale, alle prime fucilate i branchi si riparano in territorio sestinate; se è la Riserva toscana a organizzare le battute di caccia, ai primi spari le bestiole fuggono verso la cerreta di Carpegna-Pennabilli. Più che una “caccia” le attività si risolvono in “transumanze”. E il problema “cinghiale “resta.
Alla base, è intuibile, c’è la differente potestà decisionale tra i due Enti: Il Parco di Carpegna decide in autonomia a Carpegna; la Riserva tosco-sestinate, decide, diciamo, a Firenze.
Alla base, c’è - evidente - una differente organizzazione di base e di approccio ai problemi dell’area. Ma Sestino non vuole il Parco allargato – e poco anche la Riserva nel suo territorio - e così si tiene anche i cinghiali. E i danni che essi arrecano. E che potranno fomentarsi ancor di più in futuro. In pratica da area delle Chianine al pascolo si è passati al “poligono” per cinghiali.
(Giancarlo Renzi)
Commenta per primo.