Il Sinatti
La su’ mamma glià messo nome Franco com’il generale di Spagna
Già presidente di Circoscrizione a Fiorentina, è un can di Betto di periferia di pelo e cuore rosso che, di questi tempi grami, punta al Centro.
Il Sinatti
La su’ mamma glià messo nome Franco com’il generale di Spagna, di cui fu fiero e irriducibile avversario ai tempi del Ducci, quand’i valori della Resistenza andavano com’oggi l’Iphone e Bella Ciao la cantava anche la Pausini. Lavorava ‘n coppia col Beppe Aratoli, il dottore per antonomasia, a’l’Ufficio Tributi e fece anche le bucce alla rappresentativa ‘mpegnata nel Torneo de l’Enti Locali. Erano i tempi ‘n cui i manager e le manager eron tutti ‘n America e il benessere organizzativo, al Comune d’Arezzo, era realtà, perché si lavorava poco e ci si divertiva dimolto. Il Sinatti è ‘n botolino rosso, ma anche ‘na mosca bianca, che fa razza per conto suo. Ringhia anch’al vento che, se tira forte, una volta o l’altra lo porta via e un’se ne parla più. Quando tira la tramontana, si tappa ‘n casa a l’arresti domiciliari ‘n do’ non pole abaiare, sennò la su’ donna gli da dietro col cernecchio e lo porta al Pionta a ballare co’ l’anziani, come capitò a Silvio in quel di Cesano Boscone. Il Sinatti, però, è de tutt’altra idea, che s’è adattata al colore dei su’ capelli fin da quand’era citto. O fu il contrario? Comunque un botolo rosso-nero un ’s’è mai visto manco a Milanello. Quando non tira ‘l vento, è sempr’al giro per ‘Rezzo a usolare tra i palazzi de’la politica, perché è nato col palletico adosso e co’la passione privata della cosa pubblica. Appena gli han tagliato ‘l cordone ombelicale, è fuggito dal lettino e han dovuto cercallo col lumicino per tutto l’ospedale. Meno male ch’era l’unico neonato de pelo rosso, così l’hanno arconosciuto e l’hanno arportato a la su’ mamma, ma ha subito lottato pei diritti de’la neonatologia, pretendendo almeno cinque poppate al giorno dall’infermiere sott’i trent’anni. Dop’aver passato ‘na vita drento palazzo Cavallo, s’è piazzato ‘n Biblioteca consortile, nella dimora che fu dei Commissari fiorentini, ch’oggigiorno appartiene alla cultura. Tra libri, scaffali, miniature, pergamene, la Rogialli, la Nassini e la Bartolini il Sinatti, nel Consiglio direttivo, s’è sentito com’un cavaliere con tre dame e un poteva manco abaiare, per non disturbare chi studiava ‘n sala manoscritti. Come se non fossero bastate le signore dei piani alti, quelle della distribuzione i botoli ‘n Biblioteca unn’ ce li volevano. Se putacaso lo vedevano transitare, la Maria Pia l’aghiassava la Teresa, che gli metteva ‘l guinzaglio e lo portava al Prato, dov’il Sinatti alzavs la su’ gambina e‘nnaffiava l’aiole che, d’estate, son sempre gialle com’ì campi quando s’è mietuto. E meno male, sennò ‘l Prato non l’annaffiava più nissuno. Comunque, per conquistare la sala del Consiglio, deve dribblare la distribuzione e salire le rampe avite del Trecento, come la pantera rosa. Va detto che le signore della distribuzione erano l’uniche, dopo che la su’ donna se n’è andata a miglior vita, che riuscivano a non fallo ringhiare perché, al Sinatti, non gliene sta mai bene una. Farebbe le bucce anche a papa Francesco e al Berlusca, se votasse Forz’Italia. Vota Pd, ma da quando l’han tagliato ‘l cordone ombelicale, non pole star fermo manco a legallo col fil de’ ferro e, ‘na volta o l’altra, lo darà a Silvio. Così, anche Forz’Italia avrà finalmente ‘l su’ rottamatore.
Giorgio Ciofini
Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.
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