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Processo Coingas: l'avvocato Rason duro su Staderini "non era in grado di gestire la società"

Rasoiata anche nei confronti del Comune di Arezzo, che lo scelse benché “incompetente e insicuro”

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L’imputato Pier Ettore Olivetti Rason, parla davanti al tribunale di Arezzo nel processo Coingas e definisce Staderini “non in grado”: l’ex amministratore di Coingas che pure gli affidò consulenze per circa 400 mila euro, dice, aveva bisogno di supporto costante, anche per usare la posta elettronica o gestire le assemblee. Critica il Comune di Arezzo, che scelse Staderini benché “incompetente e insicuro”. Contesta gli inquirenti: “La Digos non ha mai ritenuto di intercettarmi, perquisirmi, sequestrare una ad una le pratiche - avrebbero trovato nove faldoni - o chiedermi un chiarimento: sono stato un fantasma”. Addita Cocci che, a suo dire, turbò la serenità in Coingas nell’assemblea di fuoco del dicembre 2018 presentando un bilancio in perdita di 300 mila euro ma poi lo corresse, in attivo, con i 3 milioni di dividendi Estra che non erano riportati. Era l’inizio della guerra sulle consulenze: denari pubblici gettati via o no? peculato o no? Lo dirà la sentenza del tribunale di Arezzo tra gennaio e febbraio.

DICHIARAZIONI SPONTANEE

I 37 o 38 incarichi ricevuti da Coingas, sottolinea Olivetti Rason, mica furono scippati: vennero conferiti con “l’unanimità” dell’assemblea dei comuni “di tutti i colori politici” e senza che il collegio sindacale eccepisse nulla. Tutto regolare. Alla Vela, ad ascoltare Olivetti Rason, tono pacato ma parole ficcanti, c’è il pm Emanuela Greco che sostituisce il procuratore Roberto Rossi, assente per un impegno ma che il 20 gennaio pronuncerà la requisitoria sul filone peculato e sugli altri due (Multiservizi, nomina di Macrì in Estra), assenti anche gli imputati eccellenti, il sindaco Alessandro Ghinelli e Francesco Macrì che nella precedente udienza hanno consegnato le loro verità ai giudici, con presidente Filippo Ruggiero.

COLLABORAZIONE

L’avvocato fiorentino parte proprio da Macrì per ricostruire la storia. Fu il presidente di Estra (poi decaduto) ieri come oggi leader di Fratelli d’Italia e assai influente nel centrodestra, a farlo entrare nella sfera di Coingas: “Nulla di anomalo, tra professionisti e clienti funziona così, con passaparola e presentazioni” dice Olivetti Rason. “Avevo conosciuto Macrì quando era direttore generale di Prosperibus e riuscii a far recuperare all’azienda un credito con Ataf Firenze che sembrava perduto”. Fu subito feeling. Così a inizio 2017 Macrì indica Olivetti Rason per Coingas: “C’era da riscrivere i patti parasociali tra gli azionisti di Arezzo e Siena, paritari con il 27%, e Prato, 45%, in vista di una deliberata e possibile quotazione in Borsa”. Un lavoro importante. “Mi presentò Staderini al quale risolsi il problema, con un parere giuridico, sul conflitto di interessi tra il ruolo in Coingas e il lavoro nella banca dove lavorava”. Rose e fiori. Inizia tutto suoi binari giusti: le deleghe del presidente di Estra, in quota Coingas, vengono rafforzate, il lavoro si sviluppa. “Occorreva rivitalizzare Coingas con contenuti e servizi per i comuni”, prosegue Olivetti Rason ricordando che Coingas era una “holding di partecipazione, scatola vuota che staccava i dividendi di Estra” e quindi rischiava di essere spazzata via dalla legge Madia. Lo studio legale ricevette quindi incarichi in questo senso “conferiti per iscritto dall’amministratore e deliberati preventivamente dalla assemblea degli azionisti”. E i comuni, sottolinea Olivetti Rason, “erano concordi”.

SUPER SUPPORTO

Gli contestano due incarichi fotocopia: assistenza professionale alla società Coingas e assistenza all’amministratore unico: soldi più soldi. Olivetti Rason la spiega così: “Staderini non aveva la preparazione per svolgere il ruolo che gli era stato affidato, colpa anche delle amministrazioni, prima fra tutte Arezzo”. Rincara la dose: “Si appoggiava a noi per qualsiasi cosa anche per organizzare le riunioni alle quali lui stesso partecipava: dovevamo mandargli una relazione”. Insomma, una gran mole di lavoro di supporto, anche per il “disbrigo di cose quotidiane” Quindi, dice Olivetti Rason: “Ma quale duplicazione di contratti? Fu una richiesta di Staderini, che era da assistere in tutto: “anche per l’apertura della posta elettronica certificata: ci girava le mail, dovevamo aprirle, comprenderle e rispondere”. Un gran da fare prima, durante e dopo le assemblee: una “attività esagerata”. Altro che l’“aria fritta” a caro prezzo che gli viene contestata. Gli incarichi erano “attinenti” casomai molte cose l’amministratore poteva farle da sé, dice. E il conto globale, sostiene, è giusto. Ci fu un errore, sì, con una richiesta di 13 mila euro in più: mero sbaglio contabile. Enumera 55 riunioni, valanghe di telefonate, ricorda come i sindaci sentiti nel processo, da Mario Agnelli a Roberta Casini, a Mauro Cornioli, convenivano sul fatto che Coingas andava riempita di servizi. Nessuno eccepì, anzi, sulle consulenze per Progetto Europa, Pronto Strade ecc. Ci furono pure incarichi per blindare Staderini, prosegue il legale fiorentino: si sentiva “minacciato e violato nella privacy dopo una lettera anonima al sindaco, che riteneva inviata da qualcuno in Estra”. Poi Olivetti Rason mostra ai giudici un mattone di carte: “attività corposa e delicata” per la due diligence su Gestione Ambientale, società di Aisa che Coingas voleva acquisire per non incappare nella legge Madia. Un doppione rispetto a quella del commercialista Cocci? No, questa era di natura legale.

SOLDI

Non è vera, dice Olivetti Rason, la storia dell’incarico ricevuto per un parere sulla legge Madia (18 mila euro poi scalati a 14 mila) per far confluire soldi ad una avvocatessa amica del direttore di una testata giornalistica che avrebbe così addolcito la stampa verso il sindaco Ghinelli. E’ vero però che l’incarico fu retrodatato, perché nel frattempo la legge era modificata. Su questo capitolo sono stati condannati con rito abbreviato Staderini e l’avvocato Bigiarini, di Prato “utilizzato” in quella fase per interrompere i flussi verso Olivetti Rason contestati dal collegio dei revisori. “Non ho preso un euro”, dice il legale citando l’intercettazione ambientale fatta da Staderini, in auto, che gli offriva 5 mila euro liquidi. Infine, perché Olivetti Rason, non voleva mettere a disposizione le carte al nuovo amministratore Scortecci? Questioni logistiche dello studio, ma c’era anche “irritazione”. E poi, afferma, la documentazione lui l’aveva inviata ma “Staderini non stampava niente, non salvava nel pc, e la contabilità non era in Coingas ma nello studio di Cocci”. Tutti contro tutti. Il finale a inizio anno.

Notizia tratta dal Corriere di Arezzo
© Riproduzione riservata
02/12/2022 07:07:24


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