Stati Uniti, fumata nera per l’elezione dello speaker alla Camera

I repubblicani voltano le spalle a McCarthy
Il repubblicano Kevin McCarthy non ha ottenuto la maggioranza dei voti alla Camera per poter essere eletto come speaker, a causa del mancato appoggio di una parte dei deputati del suo stesso partito, ora in maggioranza (222-212). Il repubblicano ha infatti ottenuto solo 203 voti, diciannove in meno di quelli che il suo partito poteva garantirgli. Gli ha voltato le spalle l’ala “trumpiana” del partito, che lo considera troppo moderato: dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, ad opera dei sostenitori più radicali di Trump, McCarthy aveva criticato l’operato dell’ex presidente. Hukeem Jeffries, leader di minoranza dei Democratici, ha ottenuto più voti di lui, 212, ma anche questi non sono sufficienti per un’elezione. Per la prima volta dal 1923 (quando il repubblicano Frederick Gillett fu rieletto solo al nono scrutinio) è stata necessaria una seconda votazione, anche questa però, non risolutiva.
I 212 dem hanno infatti votato compatti il loro leader Hakim Jeffries, mentre McCarthy si è fermato ancora a 203 voti perdendone sempre 19 tra i repubblicani, tributati tutti al 'falco' Jim Jordan, alleato di Donald Trump. Poco prima del voto, lo stesso Jordan aveva esortato i suoi compagni di partito a sostenere McCarthy ma i 19 'dissidenti' hanno votato per lui. Al termine della seconda votazione, il rappresentante californiano dei conservatori ha lasciato l'aula.
«Sarà una lunga notte» commentano i repubblicani. Finché non verrà eletto lo speaker l’attività della Camera è la congelata: i nuovi deputati non possono giurare e i lavori non possono cominciare.
Il Senato giura nelle mani di Harris
Per quanto riguarda il Senato, la vicepresidente degli Stati Uniti e presidente del Senato, Kamala Harris, ha intanto fatto giurare la senatrice Patty Murray come presidente pro tempore e tutti i 35 nuovi senatori eletti o rieletti nelle elezioni di midterm hanno giurato nelle mani della stessa Harris, che passerà quindi alla storia come la prima donna ad avere amministrato il giuramento dei nuovi senatori.
Anche Murray, democratica dello Stato di Washington, passerà alla storia per essere la prima donna a ricoprire la carica, solitamente occupata dal senatore del partito di maggioranza con la maggiore anzianità di servizio. Al senato i democratici occupano 51 dei 100 seggi.
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