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Oscar 2023, trionfa Everything Everywhere All at Once: 7 statuette

L’Italia a bocca asciutta, Brendan Fraser migliore attore

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Trionfa Everything Everywhere All at Once, vincono Brendan Fraser (The Whale) e Michelle Yeoh e I Daniels, attrice e registi di Everything Everywhere All at Once, la miglior canzone è Naatu Naatu del kolossal indiano RRR. Niente di nuovo sul fronte occidentale è il miglior film straniero. Gli italiani restano a bocca asciutta e “Navalny” prende la statuetta per il miglior documentario. E gli americani Spielberg e Austin Busler (Elvis in Elvis) restano a mani vuote. 

Un tripudio di colori
La 95esima cerimonia degli Oscar va in archivio dopo quasi 4 ore di diretta in un tripudio di colori e di esaltazione e rivincita dell’Asia, degli immigrati orientali in America, terra di riscatto. Yeoh e Ke Huy Quan (attore non protagonista) sono l’incarnazione del sogno americano, lo evocano, lo esaltano e guardando fisso in camera parlano alle nuove generazioni invitandole a sognare in grande. Il cinema è infinitamente più piccolo della realtà, dice Ke Huy Quan, guardate il mio sogno, da un campo profughi all’Oscar. Ha le lacrime agli occhi quando, fra i primissimi, sale sul palco e saluta la mamma «che è a casa e mi guarda: ce l’ho fatta». Poi è un susseguirsi di premi, ringraziamenti sempre identici, al cast, i famiglia, la moglie o il marito che è sempre il migliore di tutta la platea. Spicca Yeoh, 60 anni: «Signore, non lasciate che nessuno vi dica che avete superato una certa età. Lo dedico a mia madre, a tutte le madri, sono loro le super eroine. Il mio è un sogno che si realizza». E spiazza Brendan Fraser, emozionato, quasi paralizzato da emozione e da un vortice di sentimenti che sembrava averlo sopraffatto: «Non è sempre stato facile per me, come una spedizione sul fondo dell’Oceano risalire in superficie non è facile».

Il caso Kimmel
Il comico Jimmy Kimmel dispensa battuta, frecciate. Arriva al Dobly Theatre catapultato da un paracadute mimando il maverick Tom Cruise, assente, come James Cameron, alla serata. Kimmel – come promesso – fa qualche richiamo allo slapgate dello scorso anno e chiude la diretta uscendo dal palco dove un cartello indica il numero di serate dell’Oscar finite senza incidenti. Zero, passa Kimmel e gira il cartello: una. Quella del 2023, la sua terza conduzione. È stata la festa del cinema, nessun fuoriprogramma, il duello sul palco fra Rihanna e Lady Gaga, minimalista e potente. Splendide, soprattutto quella di Lady Gaga, performance. Mentre è Lenny Kravitz a cantare per il Memorial, tributo ai talenti, attori e uomini e donne di cinema scomparsi. Ci sono Gina Lollobrigida e Maurizio Salvi. John Travolta lo presenta e si commuove, la prima immagine, grande, è quella di Olivia Newton-John. La politica e i temi sociali restano in disparte, un guizzo, elegante e ironico, quello con cui Sarah Polley ringraziando per la statuetta vinta per la sceneggiatura non originale per Women Talking commenta: «Apprezzo molto che l’Academy non si sia sentita offesa a mettere accanto le due parole women e talking, donne e parlano». Riferimento all’assenza di donne registe nella cinquina 2023. Inclusività che viene toccata da Kimmel nel monologo di apertura: «James Cameron non Avatar 2 ha potuto fare quello che gli piace di più, far affogare Kate Winslet. Non è qui perché non è stato nominato come miglior regista: cosa pensava l’Academy, che fosse una donna?» Risate. Non tante però come quando ha detto che «molti film sono sequel o franchise, Hollywood non ha più idee, anche Spielberg ha dovuto fare un film su Spielberg. L’unico regista nominato in sei decenni diversi». Il maestro – in lizza con The Fabelmans, ma nessuna statuetta alla fine – sorride compiaciuto. Il vento è cambiato. Come il red carpet, per la prima volta dal 1962 non rosso, ma color champagne. 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
13/03/2023 14:14:58


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