Arca di Noè, team di esperti pronto a scavare sul Monte Ararat

Individuata una struttura a forma di nave
Da secoli il racconto dell’Arca di Noè affascina gli uomini stimolando l’immaginazione e il mito. Dove si trovano i resti dell’imbarcazione più famosa del mondo? Molte spedizioni sono state organizzate sulle vette del Monte Ararat, luogo dove si dice sia sepolta e di cui parla la Bibbia. Ma senza risultati apprezzabili.
Adesso - a quanto sembra - si sta per scrivere un altro capitolo importante sull'intramontabile ricerca. Uno scavo controllato sta per essere avviato nel sito della Formazione di Durupınar nella Turchia orientale, uno dei siti considerato da tempo come possibile luogo di riposo della nave biblica.
La misteriosa struttura a forma di barca
Un team americano, della californiana Noah's Ark Scan, ha annunciato che, dopo approfondite ricerche e rilievi radar, si stanno creando le condizioni per scavare finalmente nella misteriosa struttura a forma di barca. La spedizione riuscirà a risolvere il mistero che avvolge il luogo dove si troverebbe l'Arca di Noè, ovvero l'imbarcazione di cui parlano Bibbia e Corano legandola all’avvento del grande diluvio universale? Vicenda, per altro, di cui riferiscono testi ancora più antichi come quelli sumeri dell'Epopea di Gilgameš e del poema di Atrahasis. La Formazione, dove si vuole scavare, è una singolare struttura a forma di barca, lunga 160 metri, situata a circa 30 chilometri a sud dell’Ararat, che da decenni affascina ricercatori e credenti.
La scoperta di Durupınar
Fu il cartografo e Capitano turco İlhan Durupınar, nel 1959, a scoprirla esaminando delle fotografie aeree scattate nel corso di un rilievo topografico. Da allora sono state eseguite delle scansioni radar che hanno rivelato la presenza di strane strutture rettangolari sotto il terreno. La zona è inoltre caratterizzata da sedimenti e resti di vita marina risalenti a 3500 – 5000 anni fa, che dimostrerebbero come il luogo venne sommerso in un periodo compatibile con le narrazioni sul diluvio.
L'interesse internazionale
Come fa notare l'archeologo Nezih Başgelen, figura importante nelle prime ricerche sull'area del Monte Ararat, l'identificazione iniziale da parte del Capitano Durupınar del sito suscitò interesse internazionale, portando a tempestivi sopralluoghi e a un'ampia copertura mediatica. Un’attenzione che il team di esperti, pronto a effettuare verifiche approfondite, si augura di riscontrare anche in questa occasione. La squadra ha dichiarato ai media internazionali di essere pronta a collaborare con le università turche per raccogliere ulteriori dati e implementare un piano completo di conservazione del sito. Questo passaggio cruciale precederà lo scavo vero e proprio, garantendo la gestione attenta di eventuali scoperte.
A questo proposito, Andrew Jones, del team di ricerca, ha sottolineato che proteggere il sito è la massima priorità, spiegando che il primo obiettivo è determinare se le strutture sotterranee identificate siano formazioni naturali o artificiali.
Nel 1989, lo statunitense Ron Wyatt, sulla scia della notizia del ritrovamento del sito, effettuò scansioni dettagliate sulla singolare struttura negli anni '80 utilizzando un georadar e altre apparecchiature. Pubblicò i risultati e le interpretazioni della sua ricerca nel libro Discovered Noah's Ark nel 1989. Sostenne che i resti in quest'area fossero i resti di una nave le cui dimensioni corrispondevano a quelle dell'Arca di Noè menzionata nel nostro libro sacro.
Ovviamente il tema rimane aperto a ogni genere di speculazioni e occorre non lasciarsi andare a conclusioni affrettate. L’archeologo Başgelen ritiene, tuttavia, che i progressi tecnologici, come i droni, le scansioni lidar e il georadar, offrano la possibilità per giungere, oggi, a conclusioni più concrete e dettagliate. Bene dunque approfondire.
Gli imminenti scavi potranno dare una risposta, fornire conferme o cancellare illusioni. In ogni caso sarà un passo fondamentale nella ricerca di chiarezza su una delle storie più affascinanti del racconto biblico.
Commenta per primo.