Opinionisti Daniele Bistoni

La tradizione della Quaresima…

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Terminato il carnevale si entra in tempo di Quaresima, la vigilia della rinascita, del risveglio della natura e dello spirito. Il periodo, secondo me, fra i più ricchi di tradizioni e significati. Stiamo uscendo dall'inverno, il periodo del riposo, della morte che precede la resurrezione, il risveglio appunto. Un tempo era la motivazione che induceva le famiglie ad aprire le porte e le finestre per far entrare aria nuova all'interno delle case ben chiuse e sigillate quale riparo dal clima rigido invernale, ma anche accumulo di umidità e batteri. Prima della pasqua i parroci  fanno visita alle famiglie per la tradizionale benedizione delle case e per l'occasione vengono effettuate le pulizie chiamate di Pasqua. I materassi fuori venivano battuti con il battipanni, le pulizie erano a fondo, ogni vano della casa veniva lavato, spolverato e passato in ogni angolo.

Era anche il tempo della vigilia, fiscale del venerdì, per tutti, adulti e bambini. Vietatissima la carne, il pesce, essendo un posto dell'entroterra, scarseggiava. Veniva consumato un po' di baccalà in umido con tante erbe, qualche acciuga e  aringa, ma per la maggior parte in tavola venivano serviti: pasta condita con sugo finto, legumi e cereali. Mi ricordo la pizza con solo pomodoro, cipolla, capperi e acciughe di mia madre; ancora oggi posso sentirne l'aroma ed il gusto che si sprigionavano all'olfatto ed al palato.

Durante questo periodo si accantonavano le uova per le torte tradizionali (dolci o salate) che avrebbero poi imbandito la tavola della "Colazione di Pasqua". Durante la settimana di passione iniziavano le lavorazioni. Le massaie impastavano i vari ingredienti, i più disparati. Un turbinio di farina, uova, zucchero, sale, liquori, canditi, uva passita, zafferano, formaggi e chi più ne ha più ne metta. I lavori dovevano obbligatoriamente terminare entro il giovedì Santo in rispetto del sacrificio di Gesù.

La mattina di pasqua, al risveglio di noi bambini, nella tavola imbandita un tripudio di leccornie che spaziavano dal salato al dolce e dal dolce al salato. Si iniziava prima di tutto con la preghiera e quindi con la gara del "toccino" sbattendo le uova sode benedette e appositamente decorate. D'obbligo assaggiarne almeno un pezzetto "per devozione". Meravigliosa la torta al formaggio farcita con la scalmarita (capocollo), la "ciaccia" con lo zafferano che mia madre faceva comprare a Sansepolcro perché "era più buono"; questa poteva essere con l'uvetta oppure senza, ma comunque con tanto lardo, strutto e pepe e contrariamente al "Pangiallo" del Borgo, veniva cotta in forno come una torta all'interno di un tegame di alluminio. La torta classica era la "Ciaramia dolce", la torta che metteva in fibrillazione ed in competizione le massaie del paese che si riunivano tutte quante presso il forno locale dove portavano a cuocere i loro manufatti. Come dimenticare la "Ciaramia secca" fatta con impasto di farina, uova ed un pizzico di lievito decorata con una croce che la divideva in quattro parti all'interno delle quali si posizionavano decori che simboleggiavano la Pasqua, come finitura dell'alchermes e zucchero. Con lo stesso impasto mia madre faceva delle colombe con un uovo in testa e dei granelli di pepe o chiodi di garofano al posto degli occhi.

Finita la lauta colazione tutti pronti per andare a messa per poi andare a pranzo con cappelletti ed agnello arrosto. Dopo un lungo periodo di "dieta" il risveglio anche del corpo. Ancora oggi, grazie anche a mia moglie, cerco di proseguire la tradizione riunendo, la mattina di Pasqua,  intorno alla tavola tutta la famiglia almeno finché ciò è possibile.

Redazione
© Riproduzione riservata
16/03/2016 16:14:43

Daniele Bistoni

Dipendente pubblico amministrativo. Esperienza nel campo della comunicazione pubblica, ha collaborato scrivendo articoli per una testa locale per circa tre anni. Una lunga collaborazione come responsabile del Museo Storico Scientifico del Tabacco di San Giustino, dalla nascita nel 2004 fino al 2014. Appassionato delle tradizioni della Valtiberina, di cucina locale e di sigari Toscani e nazionali. Molto legato alla storia della ex Repubblica di Cospaia tanto da ripristinare nel 2009, sotto l'indirizzo della Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco ed il Comune di San Giustino, la tradizionale festa rievocativa che ad oggi prosegue grazie alla Proloco specifica.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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