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Cinque domande con... Nilo Venturini responsabile ospedale della Valtiberina

Il medico risponde alle domande della nostra redazione

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Il coronavirus dalla parte degli addetti ai lavori, cioè degli operatori della sanità che sono in prima linea da molte settimane e che hanno già ora pagato un prezzo salato e ingiusto per mettersi al servizio del prossimo. Parola al dottor Nilo Venturini, responsabile di presidio dell’Ospedale della Valtiberina di Sansepolcro.

Dottor Venturini, si aspettava che il coronavirus creasse un’epidemia di questa portata?

“Le informazioni provenienti dalla Cina avrebbero dovuto mettere in guardia per tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e invece la comunicazione è scattata in ritardo. A parte il parere mio personale, chi di competenza avrebbe dovuto avvertirci prima. Quando la situazione è scoppiata al nord, il ritardo con il quale si è manifestata da noi ci ha aiutato, nel senso che qui al centro abbiamo usufruito di un vantaggio di quindici giorni per organizzarci. Un lasso di tempo che il settentrione d’Italia non ha avuto a disposizione”.

Si è fatto un’idea di come questo virus sia nato?

“Non posso dirlo io. Solo gli scienziati possono sapere qualcosa sulla nascita e l’evoluzione del virus. È stato trasmesso dall’animale all’uomo e periodicamente si verificano casi del genere, che sono messi in previsione dal mondo della scienza ma che è impossibile programmare con esattezza. Questo è insomma il classico “cigno nero”: sappiamo che esiste, conosciamo anche le probabilità di individuarlo, ma nessuno sa dove e quando, per cui ogni volta veniamo beccati completamente impreparati”.

La struttura ospedaliera di Sansepolcro ha saputo fronteggiare le varie emergenze?

“Sì, noi abbiamo retto molto bene l’impatto con il coronavirus, perché fin da subito ci siamo dotati di un’area “pre triage” con screening istantaneo. Abbiamo chiuso l’ospedale di comunità e qualsiasi paziente si presentasse è stato fatto passare attraverso l’Obi Covid (osservazione breve intensiva), con i casi ritenuti sospetti che abbiamo sottoposto a tampone dietro la stessa Obi, cercando in questa maniera di separare fisicamente le positività e di riservare il pronto soccorso alle altre patologie. Questo sistema ci ha permesso di intercettare cinque persone positive al coronavirus e quindi di decidere per l’isolamento domiciliare, o – qualora ciò si fosse reso necessario – per il trasferimento all’ospedale San Donato di Arezzo. Una metodologia che fino a questo momento ci ha dato ragione, permettendoci di tenere alla larga il virus”.

Crede che la Regione Toscana, sul piano della politica sanitaria, abbia fatto tutto quello che era possibile per combattere questa epidemia?

“Penso di sì. Io ho partecipato fin dall’inizio alle conferenze telematiche e mi sono reso conto di quanto l’impegno da assumere fosse veramente importante, visto quanto è accaduto al nord. Le regole impartite sono state chiare: la separazione negli ospedali fra Covid-19, non Covid-19 e Obi Covid-19 ci ha permesso di creare percorsi indipendenti e quindi di tenere lontano dall’attacco del virus tutte le aree a esso non collegate. Abbiamo insomma garantito pulizia in tal senso: il rispetto delle regole – posso affermarlo – è stato ferreo, tanto che in qualche frangente il rigore aveva assunto connotati militari, ma alla fine tutto ciò è servito”.

Può dare dei consigli da tenere durante la quarantena, ma anche dopo, dal momento che ci riprenderemo la normalità in forma graduale e che quindi vi saranno delle attenzione da prestare?

“Dovremo abituarci a mantenere le precauzioni di adesso: distanziamento sociale e utilizzo di mascherine, al fine di evitare il passaggio per vie aeree. In altre parole, dovremo regolarci come se ancora vi fossero positivi in giro: un iter più lento ma allo stesso tempo anche più sicuro. Ci attende pertanto un periodo di modifiche comportamentali, fatte di un lavaggio più frequente delle mani e di una cancellazione degli assembramenti. È una battaglia – lo sappiamo – ma finirà: l’importante è farcela evitando più morti possibile, come purtroppo è avvenuto anche per i colleghi della sanità”.

Redazione
© Riproduzione riservata
13/04/2020 09:21:57


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1 commento alla notizia

Manuel Tucci
ha commentato il
09/11/2022 09:21:44

Abito in centro ad Anghiari e parlo con cognizione di causa. Ho letto tutte le parole interessanti del sindaco e posso affermare che il paese non è assolutamente pronto ad accogliere i turisti, men che meno se dovesse diventare capitale della cultura. O meglio, Anghiari è pronta ad accogliere la massa dei visitatori, a spese dei cittadini residenti nel centro e al costo di una sostanziale anarchia imperante. L'abbiamo appena visto durante l'ultima edizione dei "cento gusti ". Ad Anghiari mancano parcheggi adeguati e quelle poche aree adibite a parcheggio sono assaltate da tutti lasciando i poveri residenti senza la possibilità di trovare un posto auto. Tutto poi diventa un far west dove ognuna parcheggia come può e dove vuole in maniera gratuita e senza alcun controllo dei vigili. Ad Anghiari c'è pure un area di sosta per camper che è male o scarsamente segnalata, ed infatti abbiamo visto molti camper lasciati alla deriva per la strade. Durante i gg dei "cento gusti" è regnata la sporcizia. Nessuno del comune si è posto il problema dell'enorme massa di gente e cercare qualche soluzione, quindi abbiamo avuto cestini colmi di rifiuti e straboccanti, cassonetti pieni con bustoni della spazzatura lasciati fuori degli spazi anche perché c'erano le solite auto parcheggiate davanti agli stessi. Alcuni vicoli del centro erano disseminati di deiezioni di cani che si sposavano benissimo con quelle dei piccioni. Ovviamente non è colpa né del sindaco né di qualche assessore se la gente lascia che il proprio cagnolino pisci e cachi in piena libertà (scusate il francesismo), tuttavia un occhio interessato potrebbero ogni tanto buttarcelo. In buona sostanza, Anghiari è un gran bel paese che deve essere gestito meglio e con più logica, perché i problemi sopra esposti si presentano ogni qual volta c'è una festa, manifestazione o semplice messa in chiesa. Ci vuole più attenzione verso i residenti del centro che sono quelli che poi lo tengono vivo mantenendolo alla meno peggio visto che ci abitano. Diversamente succede di peggio con tutte quelle abitazioni di proprietà di persone non anghiaresi che vengono usate poche volte l'anno. Vige l'anarchia pura a scapito di tutti, soprattutto verso i cittadini/elettori e la colpa è anche degli stessi che amano talmente Anghiari che pensano che sia la loro e che ne possono usufruire in qualsiasi modo. Saluti Manuel Tucci
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