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Punkreas, nostalgia canaglia: intervista con Paletta

I problemi durante il lockdown, la ripartenza, i 32 anni dei Punkreas

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A volte certe coincidenze girano male. Altre volte, girano bene.
Nel Gennaio 2020, per un impegno improrogabile che oggi non ricordo nemmeno, fui costretto a perdermi il concerto-festeggiamento dei Punkreas, che all’Alcatraz di Milano celebravano i 30 anni di carriera. “Tanto li avrei visti un’altra volta a breve, sicuramente”.
Era quello, il tipo di pensieri a cui eravamo abituati prima che il Covid-19 colpisse il mondo e bloccasse tutto.
In realtà già nel Settembre 2020 vidi un concerto dei Punkreas, nella modalità “Funny” in acustico e ricco di aneddoti raccontati alla platea seduta. Ma quel che tutti aspettavano, era il ritorno della punk band in elettrico, per riprendere l’XXX Tour (ora diventato XXX+2). E allora sì, non mi sarei perso per niente al mondo la prima data del ritorno, l’8 Aprile 2022 al Live Club di Trezzo, e poi la piacevole sorpresa: trovarli anche come sostituti dei Distillers al Carroponte il 21 Giugno, prima degli Offspring, la band americana che poi li ha salutati dal palco come “great punk band”.
Le foto ai concerti, e quel che ho scritto, hanno attirato l’attenzione dei Punkreas, che hanno deciso di aprirsi ai microfoni di Soundsblog per commentare questa calda estate.

Ho così trovato Paletta, il bassista, orgoglioso dei 32 anni di carriera con la band, orgoglioso del passato ma mai nostalgico, e sempre puntato verso il futuro.
Non credo ci sia un particolare bisogno, nel 2022, di presentare in maniera formale i Punkreas – chi sono, cosa suonano, come suonano. Questa intervista è dedicata principalmente a chi li segue da anni, a chi magari si sente nostalgico non solo per la loro musica di tre decenni fa, ma per cosa quella musica significasse per la loro adolescenza.
Per l’occasione, ho riesumato dai miei archivi alcune foto scattate negli ultimi 20 anni, per un viaggio anche visivo nella memoria della band – e con un Paletta che, a quanto pare, non cambia mai.

Avevo intervistato il vostro chitarrista Andrea nel Maggio 2020, in pieno lockdown, e fra le discussioni sui problemi causati alle band, guardavamo anche al momento in cui si sarebbe ripreso a suonare. Voi l’avete fatto in acustico per ben due anni, ma ricordo che quando vi ho visti nel Settembre 2020, alla fine di Voglio Armarmi già urlavi che non vedevi l’ora di tornare a suonarla elettrica e con gente sotto al palco. Finalmente il momento elettrico è tornato: com’è stato per te il ritorno sui palchi e soprattutto con gente a far casino sotto al palco?

“Abbiamo fatto quel tour acustico perché da tempo volevamo provare a farne uno, e abbiamo colto l’occasione in cui eravamo quasi obbligati a farlo, se volevamo mantenere i contatti con il nostro pubblico rimanendo rispettosi per la loro condizione: altri gruppi hanno suonato concerti elettrici per un pubblico seduto, ma proporre un concerto dei Punkreas a gente seduta e con la mascherina sarebbe stata una cosa poco soddisfacente.
Com’è stato riprendere? E’ stato come riprendere la vita: vedere il pogo, veder saltare la gente, abbracciarsi, stare in mezzo alla gente… infatti stanno rispondendo tutti benissimo.
Ecco, la cosa che mi ha un po’ amareggiato è che alcuni colleghi di cui non farò il nome, molte band che durante il lockdown promettevano di dare una mano a tutta la scena quando si sarebbe riaperto, beh, adesso che si è ricominciato a suonare hanno aumentato il cachet e non stanno aiutando nessuno, mentre alcuni locali a Milano e in tutta Italia nel frattempo hanno chiuso. E’ una cosa che non mi va giù. Secondo me quest’anno ci sarebbe dovuta essere un’Estate in cui gli artisti avrebbero dovuto abbassare i prezzi per aiutare i locali e tutte le figure professionali che hanno sofferto durante la pandemia.”

C’è un motto del mondo finanziario che recita “In ogni crisi è nascosta un’opportunità” – tu pensi che ci sia qualche opportunità sia nata, dalla crisi pandemica vissuta e che (si spera) sia alle spalle?

“No, direi di no. C’è stata una super-crisi, c’è stata tanta tristezza, ci sono settori che fanno tutt’ora fatica a ricominciare, come locali e promoter. E’ stata una piaga che ci siamo presi, e che ha segnato tutti quanti, anche perché il settore artistico e musicale è stato uno dei più bistrattati e meno protetti.”

Parlando di opportunità e cambiamenti, quando intervisto gruppi che hanno testi con messaggio sociale, chiedo sempre se la musica può cambiare il mondo. Tu come la vedi?

“Il messaggio che si può mandare con la musica potrebbe cambiare il mondo, purtroppo però le canzoni che veicolano un messaggio sono spesso snobbate dai canali che dovrebberlo diffonderle. Anche in radio ad esempio si pensa agli introiti o ai gruppi spinti dalle case discografiche, e si finisce con l’ascoltare Stairway to Heaven cinque volte al giorno su Virgin Radio – è una bella canzone, per carità, ma se al suo posto si suonassero tre pezzi più coraggiosi, alla fine qualche messaggio rimarrebbe in testa agli ascoltatori.
Per i Punkreas non vedo nessuna speranza: non saremo mai un gruppo mainstream, quindi non passeranno in radio a ripetizione canzoni come U-Soli, che è una canzone a cui tengo moltissimo, che parla di un argomento del quale si dibatte ancora oggi e il cui ascolto potrebbe aprire la mente di molti ragazzi che altrimenti se ne fregano del dibattito sulla cittadinanza che alcuni loro coetanei meriterebbero.”

Argomento interessante: posso chiederti, allora, se non ti abbatte un po’ il fatto che i vostri testi siano attuali oggi come lo erano 30 anni fa? Insomma, a me sembra che non sia cambiato niente, nessun problema grande o piccolo di cui cantate sembra essere minimamente migliorato.

“Bravissimo, hai perfettamente ragione. Mi piange il cuore ogni volta che cantiamo un pezzo come Voglio Armarmi, perché tutti mi dicono che è ancora attuale, io speravo invece di non doverla più cantare, avrei preferito che diventasse obsoleta.
Abbiamo sempre cercato di scrivere le canzoni pensando a quel che succedeva intorno a noi in quel momento, e speravamo che fossero prese dalla società come uno spunto per cambiare e migliorare. Invece siamo qui, 32 anni dopo, con gli stessi problemi cantati in Occhi Puntati e Sfratto. La gente è contenta a sentirle, io mi prendo i complimenti per un bel concerto, ma mi piange il cuore.”

Visto che abbiamo iniziato a toccare il tema di canzoni di 30 anni fa, vorrei parlare un po’ con te del lato nostalgico della musica e della vostra musica.
Innanzi tutto, per te cos’è la nostalgia?

“Non sono mai stato un nostalgico. Anni fa comprai una maglietta dai miei amici della Bastard, fatta con il logo dei Black Flag e scritto sotto “Fuck Nostalgia”, e questo riassume quel che provo. Penso sia necessario guardare sempre avanti.
Se provo nostalgia, anche se forse è più semplicemente tristezza, è per la scomparsa dei centri di aggregazione dove suonare, in particolare per i centri sociali: negli anni sono scomparsi sempre più, quando abbiamo iniziato potevamo girare ogni regione d’Italia sapendo che almeno un paio di centri sociali in cui suonare c’erano, e la gente veniva ai concerti anche senza sapere chi suonava, perché era un momento di aggregazione. Tutto il mondo dei concerti è cambiato, e adesso se portiamo una giovane band ad aprire un nostro show, finisce che suonano alle 8 di sera, perché a mezzanotte il locale deve essere svuotato e riempito di gente che va in discoteca. C’è tanto talento che non riesce ad emergere.
Mi spiace che non ci siano più posti nei quali la gente crede nella musica live – ma capisco i gestori, perché vedono che con un cantante rap senza crew riempiono il locale, mentre con noi si parla di dare vitto e alloggio a nove persone fra band e crew, e se si devono far tornare i conti, al momento conviene chiamare un rapper emergente e sperare che porti i suoi amici.”

Questa riflessione sulla nostalgia nasce dal fatto che, scrivendo del vostro concerto al Carroponte, ho fatto notare che avete suonato un solo brano post-2002, e in tanti sulla vostra stessa pagina Facebook l’hanno preso in maniera esageratamente positiva, dando il segnale che da voi vogliono “solo la roba vecchia”.

“Ho letto, ho letto! Noi la pensiamo così: se vai a vedere un concerto dei Punkreas che dura un’ora, sarebbe ingiusto non sentire Acà Toro, La Canzone del Bosco, Il Vicino.
Se invece la serata è tutta nostra, avrai visto che suoniamo quasi due ore, proponendo prima tutte le nostre canzoni più storiche, e poi una bella selezione di quelle più nuove – che poi diciamo nuove, ma alcune hanno già 15 anni e oltre, non sono esattamente appena uscite.”

Senti ma alla fine, al concerto del Carroponte prima degli Offspring, lo abbiamo fatto vedere agli americani come si fa il punk rock in italia?

“Sì, assolutamente sì.
Devo dirti una cosa: in carriera abbiamo suonato con Rage Against The Machine, Metallica, Sex Pistols, Joe Strummer… ma era tantissimo tempo che non vedevo un concerto in cui tutta la gente era così presa bene, bella carica per uno show, sia fra il pubblico ma anche dietro le quinte sono stati tutti molto gentili, molto carichi. Gli Anti-Flag, che ascolto fin da piccolo, son venuti a salutarci e complimentarsi nel camerino, gli Offspring han detto sul palco che siamo una “great punk band”, che bella giornata. Poi, quando vedi che la gente nel pubblico è contenta, non serve nient’altro.”

Esaltato dalla performance al Carroponte, mi son chiesto se non avete provato a sentire Fedez per recuperare dal vivo una canzone che a me piace molto, ovvero Santa Madonna? A me fa sempre sballare pensare che Fedez, che nel 2013 era già un nome grosso, vi abbia contattato per un pezzo – però mi piace pensare che non abbia perso il numero di telefono e che prima o poi un concerto a sorpresa si possa vedere!

“Ricordo bene come lavorammo: lo andai a prendere alla stazione del treno a Parabiago, lui si presentò con un sacchetto con dentro quattro birre, e quando arrivò nel nostro studio disse che avrebbe voluto fare una canzone con il nostro genere musicale, scrivendola insieme. Così ci siamo messi, io ho scritto la prima strofa, lui la seconda, il ritornello insieme, l’ho trovato di una umiltà allucinante e credo veramente che questo sia un artista che si è fatto da solo, e ha fatto tutto ciò che voleva fare partendo da zero.
Recuperato questo bel ricordo, devo dire che però sì, i contatti si sono persi, sono sicuro che continua ad apprezzare la nostra musica, ma non posso dirti che suoneremo live Santa Madonna. Era una bella canzone di protesta che denunciava lo schifo che stiamo facendo in Italia verso le donne, perché gli omicidi di donne e figli sono oggi ancora in forte crescita.”

Chiudiamo con qualcosa di decisamente positivo: parlami dell’Estate che vi aspetta.

“Con i dovuti scongiuri e la libertà di toccarsi, perché questi aumenti dei contagi mi preoccupano sul serio, devo dire che ci aspetta una bella Estate. Fra pochi giorni suoneremo in casa, al Rugby Sound di Legnano, e andremo avanti ogni settimana fino a chiudere con il bel colpo con gli Ska-P a fine Agosto.
Ci stanno chiamando in tanti per far concerti, continuiamo ad aggiungere date, ma rimane l’amarezza perché sotto a Pisa o Roma non riusciamo ad andare. Mancano i locali, mancano i soldi, manca la voglia di investire per portarci nel Sud Italia, e io vedo tantissime persone che mi han detto che per vederci a Bologna son saliti da Foggia. Al Sud abbiamo il pubblico più caloroso in Italia, ma dobbiamo ammettere che per gli organizzatori non siamo appetibili al momento. Anni fa c’era l’intera regione che si muoveva quando suonavamo in Calabria o Sicilia – speriamo nel futuro…”

 

 

 

 

 

 

Notizia e Foto tratte da Soundsblog.it
© Riproduzione riservata
09/07/2022 07:10:12


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