Nasce l'assegno unico per l'anziano
Due sole valutazioni anziché 6 per l'accertamento della non autosufficienza
Basta giri delle sette chiese tra comune, regione, Inps, asl e quant’altro per ottenere il riconoscimento della non autosufficienza. Stop anche ad assegni e assegnini, sostituiti da un assegno unico per l’anziano, trasformabile però in un pacchetto di servizi da erogare alla persona. E avanti con un sistema anch’esso unico di assistenza, che faccia incontrare quella sanitaria a domicilio, oggi riservata solo al 3% degli over 65, con i sostegni di tipo sociale. Perché quando si è soli non bastano le cure, serve anche chi aiuti a fare la spesa, cucinare, pulire casa.
Sono obiettivi ambiziosi quelli che si prefigge il disegno di legge delega che riforma il sistema di assistenza agli anziani non autosufficienti approvato dal Consiglio dei ministri. «Un patto per la terza età», l’ha definito la premier Giorgia Meloni. «Con questo provvedimento – ha detto - il governo prevede il potenziamento dell’assistenza domiciliare con progetti individualizzati per scongiurare così il “parcheggio” degli anziani nelle strutture sanitarie». Un riferimento, quest’ultimo all’indagine di Fadoi, gli internisti ospedalieri, pubblicata sabato da Lastampa.it e che quantifica in oltre 10 milioni le giornate di degenza prolungate impropriamente in corsia da 1,2 milioni di anziani soli che non possono essere dimessi quando dovrebbero perché non hanno nè familiari nè servizi sanitari ad assisterli a casa.
Il provvedimento aveva ottenuto già un via libera preliminare dal governo Draghi, ma quella prima stesura è poi stata rivista alla luce dell’esame delle 52 organizzazioni del Patto per la non autosufficienza. I decreti attuativi dovranno ora essere approvati entro marzo 2024 per migliorare l’assistenza a 3,8 milioni di non autosufficienti, destinati a raddoppiare da qui al 2030.
Sul fronte delle semplificazioni la più importante riguarda le procedure di accertamento della fragilità, che oggi prevedono a seconda dei casi da 5 a 6 valutazioni da parte di enti diversi. Per ottenere gli interventi ne basteranno due, una nazionale e l’altra regionale.
La riforma introduce poi quello che è stato già ribattezzato l’«assegno unico dell’anziano». Una «prestazione universale» che sostituisce assegni di accompagnamento, di invalidità e sussidi vari e che sarà erogata sulla base del bisogno assistenziale della persona o sotto forma di assegno o di servizi offerti. Il tutto verrà finanziato da un nuovo «fondo per la prestazione universale degli anziani non autosufficienti», istituito presso il ministero del Lavoro e che sarà alimentato dai risparmi sanitari derivanti dal potenziamento dell’assistenza domiciliare e da risorse ad hoc stanziate dalla legge di Bilancio.
La regia complessiva è affidata al Cipa, il Comitato interministeriale per le politiche a favore della popolazione anziana, chiamato ad adottare due piani triennali: uno per «l’invecchiamento attivo, l’inclusione sociale e la prevenzione della fragilità nella popolazione anziana» e un «Piano nazionale per l’assistenza e la cura della fragilità e della non autosufficienza».
In attesa della riforma sono stati intanto ripartiti da un decreto a firma del ministro della Salute, Orazio Schillaci, i 2,7 miliardi stanziati dal Pnrr per il potenziamento dell’Adi, l’assistenza domiciliare integrata, ad oggi sconosciuta ai più.
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