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Mondo Politica: intervista a Gionata Gatticchi consigliere comunale a Città di Castello

La vecchia scuola di Rovigliano non merita di cadere a pezzo ma la proprietà é della Regione

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Due questioni che gli stanno particolarmente a cuore: la scuola di Rovigliano e il ripristino della sezione distaccata del tribunale. Sono gli argomenti di partenza dell’intervista con Gionata Gatticchi, capogruppo consiliare del Partito Democratico (del quale è stato anche segretario tifernate) a Città di Castello e membro delle commissioni “assetto del territorio” e “servizi”.

Gatticchi, Lei ha presentato di recente una interrogazione relativa alla vecchia scuola di Rovigliano. Qual è il problema?

“Avevo intanto presentato una mozione prima e ora una interrogazione. Il problema della scuola è il seguente: la proprietà è della Regione dell’Umbria, ma l’edificio cade a pezzi e non vi è modo di interagire per il futuro. Si tratta di uno dei luoghi simbolo e di un volano dello sviluppo culturale, perché nelle scuole di Rovigliano e della Montesca è nato il famoso metodo Montessori, autentica eccellenza mondiale, perché è un sistema educativo applicato nelle scuole di tutto il mondo. In pochi, forse, sanno che Maria Montessori lo ha fatto nascere a Città di Castello, quindi si inserisce anche nel contesto dei Cammini di Francesco e può aggiungere anche un pezzo di turismo culturale. La struttura è purtroppo fatiscente e occorre confrontarsi con la Regione: a quest’ultima abbiamo chiesto di venire in commissione per valutare le proposte da formulare, ma nessuno ci ha mai risposto. Mi ero mosso a suo tempo con una mozione e adesso ho dovuto rifarlo con una interrogazione”.

A proposito di interrogazioni, Lei ha fatto altrettanto anche per far tornare a Città di Castello la sezione distaccata del tribunale. Vi sono speranze di riportarlo?

“Il tema è complesso, che non riguarda soltanto Città di Castello ma anche le altre ex sezioni distaccate del tribunale. Vi è uno spiraglio dato dalla proposta di legge giunta in Senato e presentata dalla Regione per far riaprire il tribunale di Orvieto. Dico allora: se è vero che vale per Orvieto, vorrà dire che è buona anche per Città di Castello, nonostante a Orvieto vi sia stato in passato il tribunale e non la sezione distaccata. La chiusura a Città di Castello ha impattato in maniera abbastanza importante sia sull’indotto del centro storico che sui cittadini, specie i meno abbienti, che hanno difficoltà nel raggiungere il Perugia per la situazione complessa del nostro trasporto pubblico regionale e anche nelle incombenze per le quali prima potevano provvedere anche senza l’ausilio di un avvocato. Qui a Città di Castello vi era una sede storica, di tradizione secolare, anche se è stato mantenuto l’ufficio del giudice di pace, che con la riforma Cartabia ha adesso competenze maggiori”.

Di recente, il consigliere di opposizione Andrea Lignani Marchesani ha invitato a non enfatizzare troppo sulle presenze turistiche a Città di Castello, sottolineando come la percentuale di gravitazione sia ridotta in un comprensorio, l’Altotevere, nel quale vive il 10% della popolazione regionale. Come replica?

“Lignani Marchesani fa il suo, come è normale per un consigliere di opposizione, ma credo che turismo e cultura siano i due aspetti da sviluppare. In passato, le priorità economiche della zona erano altre, perché vi erano l’impresa forte, l’artigianato e la piccola e media impresa; oggi la realtà è mutata e ci impone di guardare ad altri modelli di sviluppo, vedi appunto il turismo. Con Alberto Burri e Raffaello, l’amministrazione tifernate ha invertito la rotta e forse a Lignani Marchesani dà fastidio il fatto che la cassa di risonanza sia diventata importante a livello nazionale. Ci dobbiamo allora credere: nel turismo, ogni città ha potenzialità diverse e noi dobbiamo sfruttare le nostre”.

E intanto, manca pochissimo alla data del 15 dicembre, quando il ministero comunicherà le dieci candidate finaliste per il titolo di capitale italiana della cultura 2026. È il caso di essere ottimisti?

“Diciamo intanto che anche dal convegno organizzato in occasione dei 40 anni dalla nascita del Corriere dell’Umbria è uscita fuori l’idea di una vallata interconnessa, al di là dei confini politico-amministrativi. Un momento importante per avviare iniziative in comune che non deve interrompersi. Sulla candidatura, spero che si possa rientrare nel gruppo delle dieci finaliste: il lavoro fin qui portato avanti è stato ottimo e quindi sono ottime anche le potenzialità; abbiamo messo tutto ciò che potevamo per elaborare un progetto serio e importante. E comunque – esito a parte – ha preso corpo una concezione di Alta Valle del Tevere che deve essere confermata”. 

Redazione
© Riproduzione riservata
13/12/2023 10:47:55


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